L’uscita il 14 febbraio 2022 del teaser trailer dell’ultimo film diretto da Adrian Lyne, Acque profonde – Deep Water [Deep Water, da una sceneggiatura di Zach Helm e Sam Levinson], è stata salutata da molti come il segno di un rinnovato interesse di Hollywood per il thriller erotico, un genere ritenuto ormai morto e sepolto1. La presenza di Lyne dietro la macchina da presa, il budget di 50 milioni di dollari e un cast di divi hollywoodiani (i due protagonisti sono interpretati da Ben Affleck e Ana de Armas) promettevano di rilanciare i fasti del genere. Segnato da una produzione resa complicata dalla pandemia di COVID-19 e dalla necessità di riprese aggiuntive, Acque profonde è uscito direttamente in streaming il 18 marzo 2022, ricevendo un’accoglienza critica negativa paragonabile a quella riservata ai precedenti film di Lyne. A distanza di più di un anno, possiamo dire che a differenza di 9 settimane e mezzo [Nine ½ Weeks, 1986] e Proposta indecente [Indecent Proposal, 1993], due film di Lyne aspramente criticati all’uscita sugli schermi, Acque profonde non ha avuto grande risonanza. Il film è stato inserito in un discorso culturale più di nicchia, che ha visto la critica e il pubblico riflettere su una possibile rinascita del thriller erotico nell’epoca del post #MeToo. Come si è già avuto modo di vedere nel corso di questo nostro speciale, Acque profonde non rappresenta un caso unico di thriller contemporaneo in cui l’erotismo gioca un ruolo di primo piano2. Film molto diversi fra loro usciti sul grande schermo o direttamente in streaming negli ultimi tre anni come Fatale – Doppio inganno [Fatale, Deon Taylor, 2020], Illusioni mortali [Deadly Illusions, Anna Elizabeth James, 2021], The Voyeurs [id., Michael Mohan, 2021], Identità rubata [Shattered, Luis Prieto, 2022], Out of the Blue [id., Neil LaBute, 2022], Stars at Noon – Stelle a mezzogiorno [Stars at Noon, Claire Denis, 2022], Sanctuary – Lui fa il gioco. Lei fa le regole [Sanctuary, Zachary Wigon, 2022] e Fair Play [id., Chloe Domont, 2023] sono stati fatti dialogare con un gruppo di film hollywoodiani che oggi si è soliti ricondurre al genere thriller erotico, che comprende indifferentemente pellicole d’autore, neo-noir e thriller post-hitchcockiani, come Vestito per uccidere [Dressed to Kill, Brian De Palma, 1980], Brivido caldo [Body Heat, Lawrence Kasdan, 1981], Omicidio a luci rosse [Body Double, Brian De Palma, 1984] Attrazione fatale [Fatal Attraction, Adrian Lyne, 1987], Basic Instinct [id., Paul Verhoeven, 1992], Body of Evidence – Il corpo del reato [Body of Evidence, Uli Edel, 1992], Sliver [id., Phillip Noyce, 1993], Jade [id., William Friedkin, 1995], Showgirls [id., Paul Verhoeven, 1995], Sex Crimes – Giochi pericolosi [Wild Things, John McNaughton, 1998] ed Eyes Wide Shut [id., Stanley Kubrick, 1999]. Lo stesso è accaduto con Acque profonde, adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 1957 di Patricia Highsmith che segna il ritorno di Lyne dietro la macchina da presa a 20 anni dal suo ultimo film, L’amore infedele – Unfaithful [Unfaithful, 2002]. La vicenda, trasposta nella New Orleans contemporanea, è quella di un uomo, Vic Van Allen, che ossessionato dalle infedeltà della moglie Melinda ne ucciderà gli amanti.

Come i film diretti da Lyne che oggi sono considerati dei classici, Acque profonde è prima di tutto una riflessione, volutamente provocatoria, sugli enigmi, i misteri e le frustrazioni della vita di una coppia. Nello stesso tempo, Acque profonde reca su di sé alcuni segni distintivi di un film del genere thriller erotico, dalla presenza di personaggi tipo come la femme fatale e il fall guy alla rappresentazione del sesso come qualcosa di pericoloso. Addirittura lo spunto narrativo di Acque profonde, benché segua abbastanza fedelmente il romanzo di Highsmith da cui è tratto, può ricordare le atmosfere di certi sexy thriller ormai dimenticati ma che ebbero successo nel mercato dell’home video, come Carnal Crimes [id., 1991], Istinti pericolosi [Animal Instincts, 1992] e Secret Games [id., 1992] di Gregory Dark, in cui nel tentativo di spezzare la monotonia della vita matrimoniale una moglie si abbandona a piaceri illeciti. Sono questi elementi di genere ad aver attirato l’attenzione di critica e pubblico. Dal momento in cui si è incominciato a parlare per la prima volta nell’agosto 2019 di un adattamento cinematografico del romanzo di Highsmith fino ad arrivare alle settimane che hanno preceduto la sua uscita in streaming su Hulu, Acque profonde è stato descritto da più parti come «il ritorno dietro la macchina da presa del maestro del thriller erotico»3. Se la scelta di promuovere Acque profonde facendo leva sull’erotismo dei precedenti film di Lyne è tutt’altro che sorprendente in una Hollywood ossessionata dalla nostalgia, essa mette in evidenza l’importanza di un approccio metodologico misto in sede di analisi. La questione, specialmente per quei thriller erotici che, come Acque profonde, potremmo definire d’autore, è rilevante. In uno dei rari volumi dedicati al genere, The Erotic Thriller in Contemporary Cinema (2005), Linda Ruth Williams ha osservato che per studiare film come Vestito per uccidere di De Palma, Jade di Friedkin, Eyes Wide Shut di Kubrick e In the Cut [id., 2002] di Jane Campion sia necessario rispondere ad alcune domande: in che modo il nome dell’autore e il genere vengono usati nelle campagne promozionali? La critica e il pubblico recepiscono i thriller erotici di registi come De Palma, Friedkin, Kubrick e Campion come film di genere o d’autore? E ancora: quali sono le innovazioni che l’autore introduce? Può il genere depotenziare o addirittura sovrastare l’autore? Domande, queste, ancora più rilevanti nel caso di Acque profonde, se si pensa che lo statuto di autore di Lyne è molto diverso da quello di registi come De Palma, Friedkin, Kubrick e Campion4.

La nostra analisi di Acque profonde è suddivisa in tre parti. Nella prima metteremo in evidenza le strategie promozionali che hanno portato critica e pubblico a leggere Acque profonde come il ritorno dietro la macchina da presa di un regista a cui è stata attribuita da più parti l’etichetta di maestro incontrastato del genere thriller erotico. Nella seconda parte dell’analisi ci soffermeremo, invece, sulla ricezione di Acque profonde. Il film è stato coinvolto in un dibattito più ampio, che ha visto la critica e il pubblico discutere di una possibile rinascita del thriller erotico nell’epoca del post #MeToo. Ciò che qui vogliamo mostrare è come i paratesti di Acque profonde abbiano finito col sovrastare la sua efficacia testuale: il film ha deluso sia coloro che si aspettavano che Lyne fosse in grado di riproporre, in termini aggiornati, i tópoi del thriller erotico sia quelli che identificano il suo cinema con l’erotismo patinato di scene come quella dello spogliarello sulle note della canzone di Joe Cocker You Can Leave Your Hat On (1986) in 9 settimane e mezzo. La terza e ultima parte dell’analisi mette da parte la dimensione contestuale di Acque profonde per interrogare il testo filmico. Nel rappresentare le vicissitudini, i tradimenti e la crisi matrimoniale di Vic e Melinda, Lyne approda a una dimensione più personale e drammatica, ricca di soluzioni squisitamente cinematografiche. Ed è proprio il rigore autoriale di Acque profonde, che si concretizza in uno stile lontano dall’estetica dei video musicali e della pubblicità che ha ispirato Flashdance [id., 1983] e 9 settimane e mezzo ma vicino a quello fortemente soggettivo di Allucinazione perversa [Jacob’s Ladder, 1990] e Lolita [id., 1997], che qui ci interessa maggiormente.

Pre-visioni sul film che verrà

Stati Uniti, aprile 1993. Nei cinema esce Proposta indecente, una produzione Paramount a budget medio (38 milioni di dollari), con protagonisti due divi hollywoodiani: Demi Moore e Robert Redford. La trama del film si basa su un libro del 1988 di Jack Engelhard che potrebbe benissimo essere la premessa di uno qualsiasi dei thriller erotici che all’epoca stavano ottenendo un notevole successo sul mercato dell’home video: un miliardario (Redford) offrirà a una coppia in difficoltà economica (Moore e Woody Harrelson) 1 milione di dollari se la sposa acconsentirà a una notte di sesso con lui. Ma è soprattutto la presenza dietro la macchina da presa di Lyne che induce la Paramount a promuovere Proposta indecente con allusioni esplicite alla dimensione erotica, sulla scorta del successo di 9 settimane e mezzo e Attrazione fatale5.

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La locandina di Proposta indecente promette al consumatore/spettatore lo stesso universo creativo di Attrazione fatale.

A conti fatti, Proposta indecente si rivelerà un dramma sentimentale sui temi dell’amore, della gelosia e della virilità in crisi privo delle tensioni erotiche di 9 settimane e mezzo e Attrazione fatale. Addirittura la notte di sesso fra Moore e Redford, il principale selling point del film, non viene mostrata. Per ritrovare l’erotismo patinato che ha reso famoso Lyne, critica e pubblico dovettero accontentarsi della scena in cui Moore e Harrelson fanno sesso fra le banconote, con la celebre canzone No Ordinary Love (1992) ad accompagnare l’amplesso6. Come ebbe a scrivere Peter Travers sulla rivista Rolling Stone: «la scena è puro Lyne: carne, sudore, tutto un toccarsi e le banconote a sfregare le zone erogene»7

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Puro Lyne. La scena di sesso fra le banconote di Proposta indecente somiglia a un videoclip.

Una delle hit degli anni Novanta in colonna sonora, il montaggio e l’uso delle luci chiaramente debitori dell’estetica del video musicale e della pubblicità, l’erotismo patinato in primo piano: scene come questa di Proposta indecente, quasi in grado di avere una vita autonoma rispetto al film, sono frequenti nel cinema di Lyne sin dai tempi di Flashdance e hanno contribuito alla sua reputazione di regista pubblicitario, patinato, di scarso peso artistico. Certo, bisogna passare attraverso queste scene per studiare le trasformazioni dell’immaginario e delle componenti ideologiche, politiche e culturali statunitensi degli anni Ottanta e Novanta, quando film come Proposta indecente potevano dare vita a high concept movie capaci di generare buzz mediatico e passaparola. È un fatto però che oggi, del cinema di Lyne, la maggior parte della critica e del pubblico si ricordi soprattutto di queste scene; ma anziché apprezzare un regista-autore capace di usare l’estetica del video musicale e della pubblicità per sviluppare un discorso personale, negli ultimi anni si è preferito ribrandizzare Lyne come il maestro incontrastato del thriller erotico. Ciò avrebbe potuto favorire la riscoperta del genere a partire dai suoi multiformi aspetti, osservando, ad esempio, come i film di Lyne siano molto diversi da thriller erotici post-hitchcockiani come Vestito per uccidere e Basic Instinct e subiscano l’influenza di una vasta gamma di generi, dal sentimentale (come nel caso di 9 settimane e mezzo e Proposta indecente) all’horror (Allucinazione perversa), sino al cinema d’autore francese della Nouvelle vague (Lolita e L’amore infedele – Unfaithful). Oggi, invece, si appiattisce il ricordo dell’opera di Lyne sulle campagne promozionali degli studi cinematografici degli anni Ottanta e Novanta, che facevano leva sull’erotismo per stuzzicare gli appetiti voyeuristici del pubblico dell’epoca.

Essendo Acque profonde un film di Lyne per di più tratto da un romanzo di Highsmith, autrice nota presso il pubblico per i suoi intricati thriller psicologici (Sconosciuti in treno [1950], Il talento di mister Ripley [1955]), non sorprende che sia stato promosso da Hulu come «il thriller più sexy dell’anno»8, ossia con allusioni esplicite alla dimensione erotica, sulla falsariga delle opere precedenti del regista. La campagna promozionale di Acque profonde si è sviluppata essenzialmente lungo due direzioni. Il principale selling point del film è stato senza dubbio la presenza sullo schermo di due divi hollywoodiani, Ben Affleck e Ana de Armas, impegnati in scene di sesso. Si tratta di un elemento ricorrente nelle campagne promozionali dei thriller erotici hollywoodiani, anche di quelli più esplicitamente d’autore: si pensi all’importanza che ha avuto, nella promozione di Eyes Wide Shut, l’immagine di Tom Cruise e Nicole Kidman seminudi dinanzi a uno specchio, con in sottofondo la canzone Baby Did a Bad, Bad Thing (1995) di Chris Isaak. Nel caso di Acque profonde, un ulteriore elemento d’interesse – ampiamente pubblicizzato dalla critica al momento dell’uscita del film, nonché da Lyne in varie interviste – è determinato dal fatto che Affleck e de Armas si sono frequentati per davvero nel corso delle riprese, con le principali riviste di gossip che hanno raccontato la loro relazione durante il primo lockdown contro il COVID-19 fino a quando si sono lasciati.

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Una delle varie locandine di Acque profonde in cui figurano, in primo piano, sia Affleck che de Armas.

L’altra direzione è l’attenzione specifica che la campagna promozionale di Acque profonde ha rivolto a quella nicchia di spettatori nostalgici del genere thriller erotico. Ad esempio, le locandine di Acque profonde pubblicate da 20th Century Studios su Twitter chiamano in causa una serie di elementi iconografici (un bicchiere di vino da cui scende del sangue, delle figure maschili che annegano nella folta chioma di una donna) che non solo rivelano alcune «isotopie»9 di Acque profonde, ma esplicitano anche la consapevolezza del film di appartenere a un genere con narrazioni e personaggi già fissati (come, ad esempio, la femme fatale e il fall guy), che gli spettatori più smaliziati leggeranno in base al loro grado di familiarità o innovazione.

Le locandine di Acque profonde pubblicate da 20th Century Fox su Twitter omaggiano esplicitamente il genere thriller erotico.

Come abbiamo già accennato, la presenza di Lyne dietro la macchina da presa ha giocato un ruolo chiave nella promozione di Acque profonde come di un film capace di riproporre i fasti del thriller erotico. Nello stesso tempo, Lyne non viene quasi mai nominato nei trailer o nelle locandine; quando chiamato in causa, è soltanto «il regista di Attrazione fatale, 9 settimane e mezzo e Proposta indecente», tre film molto diversi fra loro che, nell’immaginario popolare, sono diventati sinonimo d’un cinema pubblicitario, patinato, che strizzava l’occhio al facile erotismo da supermercato in voga negli anni Ottanta e Novanta.

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Nonostante di questi tre film solo Attrazione fatale possa essere definito un thriller erotico, la loro influenza sul genere è fuori discussione. Non solo Proposta indecente è diventato, nel 1996, un thriller erotico uscito direttamente nel mercato dell’home video dal titolo Sexual Roulette [id., Gary Graver]; è molto probabile che gli spettatori nostalgici dei thriller erotici degli anni Novanta abbiano visto e apprezzato i film di Lyne. E anche se quasi nessun recensore ha usato l’espressione “thriller erotico” per descrivere Attrazione fatale al momento della sua uscita negli Stati Uniti, gli studi cinematografici hanno citato di continuo il film per promuovere come thriller erotici Inserzione pericolosa [Single White Female, Barbet Schroeder, 1992], La mano sulla culla [The Hand That Rocks the Cradle, Curtis Hanson, 1992], Giochi d’adulti [Consenting Adults, Alan J. Pakula, 1992], Basic Instinct e Maledetta ambizione [The Temp, Tom Holland, 1993]10.

Ritornando alle strategie promozionali di Acque profonde, il primo teaser trailer del film, pubblicato da Hulu sui social media il 14 febbraio 2022, ci permette di chiarire come la presenza di due divi hollywoodiani, la figura dell’autore e il genere vengano usati per sedurre lo spettatore, autorizzando «dei percorsi, delle visioni guidate, o meglio delle pre-visioni sul film che verrà»11, cosa che cercheremo di mostrare con un’analisi testuale.

Il teaser trailer di Acque profonde dura circa 78 secondi, durante i quali lo spettatore assiste a una scena di dialogo del film. Preceduta dal titolo della piattaforma di streaming (Hulu) e della casa di produzione (New Regency), l’immagine che apre il teaser trailer è un primo piano di Melinda (de Armas). «Perché sei l’unico uomo che vuole stare con me?», chiede al marito Vic (Affleck). «Non lo so», risponde lui. «Invece sì», dice lei.

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L’apparizione di un intertitolo che ci ricorda come Acque profonde sia stato realizzato dallo stesso regista di Attrazione fatale, Proposta indecente e 9 settimane e mezzo è accompagnata dall’avviarsi della colonna sonora. È la musica, fatta di vibrazioni inquietanti, a caricare di tensione il teaser trailer, accompagnandone le immagini con sempre maggiore intensità. Il modo in cui prosegue la scena (Melinda prende la mano di Vic e la mette sotto la gonna) non solo rivela allo spettatore una delle isotopie narrative di Acque profonde (l’ipersessualità di Melinda), ma rende immediatamente visibile il principale selling point del film (le scene di sesso fra Affleck e de Armas), ponendo in primo piano, a scopo promozionale, la dimensione erotica dell’intreccio thriller.

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Il dialogo fra Melinda e Vic nel teaser trailer continua e si contestualizza poco a poco. Le parole pronunciate da Melinda («Mi ami? Non sei annoiato?»), assieme al contenuto erotico della scena, vengono riconosciute dallo spettatore dotato di maggiori competenze intertestuali. La «micro-narrazione»12 del trailer di Acque profonde (una moglie annoiata si abbandona a piaceri illeciti) coincide con gli intrecci di molti classici del thriller erotico, da film dimenticati usciti direttamente nel mercato dell’home video come Istinti pericolosi e Secret Games a pellicole d’autore a budget medio-alto come Eyes Wide Shut. E mentre gli intertitoli rivelano la frase di lancio della campagna promozionale di Acque profondeLa storia d’amore è solo una parte della storia»), lo scambio di battute fra Melinda e Vic che chiude il teaser trailer («C’è qualcosa che non va in me», «C’è qualcosa che non va anche in me») rivela un’altra isotopia narrativa del film, ovvero l’intrecciarsi di amore, gelosia e follia che rende vivo il matrimonio fra i due protagonisti.

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Il teaser trailer di Acque profonde, oltre a promuovere il film, fornisce quindi allo spettatore le competenze per inquadrarne il genere e la narrazione. Spinti dalla presenza in entrambi i film di Affleck nella parte di un uomo sposato a una moderna femme fatale, diversi utenti di YouTube13 hanno commentato il trailer riscontrando delle similitudini tra Acque profonde e il thriller diretto da David Fincher L’amore bugiardo – Gone Girl [Gone Girl, 2014], probabilmente senza essere a conoscenza del fatto che Gillian Flynn, l’autrice del romanzo da cui L’amore bugiardo – Gone Girl è tratto, aveva confessato in un’intervista per il Wall Street Journal del 2014 come Acque profonde di Highsmith fosse stato per lei una fonte d’ispirazione14. Se i materiali promozionali, in quanto paratesti, funzionano come «istruzioni di lettura»15, la scelta di ribrandizzare Lyne come il maestro incontrastato del thriller erotico, l’accento posto sulla dimensione sessuale del matrimonio fra Vic e Melinda, la pubblicazione online del teaser trailer per San Valentino, le frasi di lancio pubblicate sui social media (un post di Hulu su Twitter: «looking for a date night in passion lust temptation obsession betrayal murder?») e la presenza di due divi hollywoodiani impegnati in scene di sesso spingono lo spettatore a leggere Acque profonde come un film capace di riproporre i fasti di un genere ritenuto ormai morto e sepolto. Il rischio, ovviamente, è che i paratesti sovrastino il testo, cosa che cercheremo di chiarire studiando la ricezione di Acque profonde.

Commenti post-visione

Come sanno gli spettatori più smaliziati, materiali promozionali come i trailer non sono necessariamente “buoni” riassunti di un film. Un trailer infatti «manipola il senso del testo di partenza, per scopi insiti nel suo programma narrativo di creazione dell’attesa, che va al di là di quello puramente informativo»16. Il teaser trailer di Acque profonde non fa eccezione, anzi ci offre un’esemplare testimonianza di questa «trasformazione orientata»17 del testo filmico. La scena di dialogo di Acque profonde che viene ripresa dal teaser trailer ha subìto, infatti, un vero e proprio processo di risemantizzazione, che ne ha rovesciato il significato letterale, come testimonia non solo l’uso della colonna sonora, che nel teaser trailer accompagnava il dialogo per creare della tensione e nel film invece è assente, ma anche la recitazione di Affleck e de Armas. Nell’interpretare due personaggi tipo del thriller erotico come il fall guy e la femme fatale, Affleck e de Armas optano nel teaser trailer per una recitazione sovraccarica, che accentua, ad esempio, l’uso della voce. Nella scena di Acque profonde ripresa dal teaser trailer, invece, la recitazione di Affleck e de Armas è più controllata, e i due pronunciano le loro battute senza respirare affannosamente, al contrario di quel che accade nel teaser trailer.

acque profonde ana de armas ben affleck

Le differenze con il teaser trailer si fanno più evidenti man mano che la scena prosegue. Nel film, ad esempio, né Melinda né Vic confessano di avere «qualcosa che non va». Vic, invece, prende un album di fotografie che ha preparato per la moglie, «All’amore della mia vita» si legge nella dedica, e le mostra degli scatti che ripercorrono il loro matrimonio.

Il teaser trailer di Acque profonde fa insomma quello che generalmente fanno i materiali promozionali: sintetizza, riassume e soprattutto depista, nel tentativo di creare attesa e curiosità. Uno può chiedersi se, in questo caso specifico, l’operazione di depistaggio compiuta dai paratesti di Acque profonde abbia favorito o meno la comprensione del film. A leggere i commenti pre- e post-visione della critica e del pubblico, sembrerebbe che Acque profonde sia stato depotenziato nella sua efficacia testuale da questi paratesti, che lo hanno sovrastato con le proprie inevase promesse, ad esempio quando l’erotismo di Acque profonde è stato magnificato da un trailer che ha colto e reso già visibili le uniche scene di sesso del film.

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L’operazione di depistaggio compiuta dai paratesti di Acque profonde: tutte le scene di sesso sono già presenti nel trailer.

Questa strategia promozionale non costituisce una novità. Già negli anni Novanta i trailer dei thriller erotici creavano attesa e curiosità promettendo al pubblico la presenza di scene di sesso più esplicite della media del cinema statunitense. Nello stesso tempo, chi ha studiato la ricezione dei thriller erotici d’autore di scarso successo di quel periodo, come Jade e Il colore della notte [Color of Night, Richard Rush, 1994], sa che una delle critiche più frequenti riguardava proprio il loro intreccio, giudicato non abbastanza erotico o privo di suspense. Un’altra critica generalmente rivolta ai thriller erotici hollywoodiani era, invece, di carattere ideologico: ad esempio, film come Vestito per uccidere, Attrazione fatale e Basic Instinct sono stati etichettati, al momento della loro uscita, come reazionari, misogini e sessisti18.

Nonostante Acque profonde sia uscito direttamente in streaming, la sua ricezione è stata particolarmente rilevante, non solo per il fatto di aver ricevuto dalla critica un trattamento negativo simile a quello riservato, negli anni Novanta, ai precedenti film di Lyne. Acque profonde è stato coinvolto in un dibattito più ampio, che ha visto la critica e il pubblico discutere di una possibile rinascita del thriller erotico nell’epoca del post #MeToo. Si veda, a questo proposito, lo speciale che la rivista Vulture ha deciso di dedicare al genere, dal titolo Make Hollywood Horny Again: A Celebration of Erotic Thrillers. Qui Lyne e Acque profonde vengono citati, ma i toni non sono quelli promessi dell’esaltazione celebrativa. Ad esempio, Allison P. Davis non nasconde di essere infastidita dal «moralismo appiccicoso» di Lyne, mentre guarda con sospetto alla «neo-femme fatale» di Melinda, anche per colpa di scene di sesso in cui «è difficile dire chi [fra lei e Vic] sia davvero in controllo»19.

Commenti di carattere ideologico come quello di Davis su Vulture sono frequenti a proposito di Acque profonde. Nello specifico, la maggior parte della critica ha rimproverato a Lyne di non essere riuscito ad aggiornare i tópoi del thriller erotico alla nuova sensibilità dominante nell’epoca del post #MeToo. Secondo Peter Travers di ABC News, «in questo 2022 sessualmente liberato, questa versione contemporanea di Acque profonde non ha alcun senso»20, mentre in Canada Johanna Schneller scrive che Acque profonde è un film «talmente sorpassato nella sua visione della donna e delle relazioni […], che avrebbero dovuto intitolarlo The Male Gaze [tr. id. Lo Sguardo Maschile].»21 L’elemento più problematico di Acque profonde per la critica d’oltreoceano sembrerebbe essere la Melinda di Ana de Armas, per Slate «più un insieme di caratteristiche che un personaggio vero e proprio»22. Anche per il giornale londinese Evening Standard, «Melinda, al netto dell’appassionata intensità di Ana de Armas, resta uno stereotipo»23, mentre Chuck Bowen, su Slant Magazine, scrive:

Lyne, insieme agli sceneggiatori Zach Helm e Sam Levinson, è disposto a seguire Vic e Melinda oltre i confini del politicamente corretto. Melinda è uno stereotipo, sembra una di quelle provocazioni che solo il regista di Attrazione fatale avrebbe potuto immaginare. E anche se Vic appare sempre più inquietante mentre confessa gli omicidi degli amanti della moglie, almeno riesce a catturare la nostra simpatia e quella, ci sembra, degli autori, al contrario di Melinda, che resta essenzialmente un incubo di castrazione per tutta la durata di Acque profonde.24

Che nei thriller erotici sia soprattutto la femme fatale ad attrarre commenti di carattere ideologico non è certo una novità, come testimonia la ricezione di film come Attrazione fatale e Basic Instinct; nell’epoca del post #MeToo, riflette l’attenzione che l’industria culturale si è promessa di dedicare alla scrittura dei personaggi femminili, in modo tale che non siano più filtrati dal male gaze, lo sguardo maschile. Ma se il concetto di male gaze, introdotto per la prima volta da Laura Mulvey nel 1975, fino a pochi anni fa veniva applicato ai thriller erotici perlopiù in ambito accademico, oggi lo ritroviamo addirittura nelle recensioni popolari di Acque profonde, ad esempio su Letterboxd, quando un utente nota che «avere delle scene con Ana de Armas nuda non trasforma Acque profonde in un film erotico: si tratta, in realtà, di male gaze»25.

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Acque profonde e il male gaze. Il corpo nudo di Ana de Armas ci viene mostrato in una delle prime scene del film.

In un’epoca di neo-puritanesimo sessuale come quella del post #MeToo, il concetto di male gaze viene utilizzato indifferentemente dalla critica e dal pubblico per tutti quei film che pongono in modo esplicito la questione del voyeurismo. Come vedremo meglio più avanti, il principio che attraversa Acque profonde è, all’opposto, quello del ribaltamento del voyeurismo, almeno secondo chi vede nel voyeurismo la volontà di controllo dello sguardo maschile sul femminile. Tuttavia, non è solo il fraintendimento intorno alle dinamiche di genere rappresentate da Acque profonde ad aver inciso negativamente sulla sua ricezione. Acque profonde ha deluso soprattutto le aspettative di coloro che, almeno sulla base della campagna pubblicitaria, avrebbero dovuto rappresentare il pubblico target del film, ovvero gli spettatori nostalgici dei thriller erotici hollywoodiani degli anni Novanta. Anche la scelta di ribrandizzare Lyne come il maestro incontrastato del thriller erotico ha finito con l’accentuare la delusione degli spettatori che si aspettavano da Acque profonde un nuovo Basic Instinct. Invece, come nota Maggie Lovitt di Collider:

Ben Affleck e Ana de Armas recitano in un thriller erotico in cui l’erotismo promesso è assente […] Per un film che è stato così insistentemente promosso come un thriller erotico, Acque profonde patisce una sorprendente mancanza di vero erotismo. Le scene di sesso del film non sono paragonabili a quelle di Basic Instinct, Crash [id., David Cronenberg, 1996] e Il colore della notte.26

Un senso di delusione per la mancanza di erotismo in Acque profonde caratterizza un po’ tutte le recensioni negative, tra cui quella del New York Times:

Il film, purtroppo, non è né erotico né un vero thriller. […] Lyne non girava un film da 20 anni e ora è tornato dietro la macchina da presa senza avere niente da dire. I suoi film erotici erano sempre eccitanti. In Acque profonde, invece, il sesso è davvero insignificante.27

In effetti, le immagini erotiche di Acque profonde non possono che deludere quanti identificano il cinema di Lyne con l’erotismo patinato di film come Flashdance e 9 settimane e mezzo o di spot pubblicitari come quello per Jōvan Musk del 1987. Quelle di Acque profonde sono soprattutto immagini ambigue, che si pongono su un terreno che è sì probabilmente quello della realtà ma che potrebbe benissimo essere quello dell’immaginazione. Come osserva un recensore di Letterboxd:

Ana de Armas è eroticissima anche se dobbiamo accontentarci di frammenti di sesso come se l’azione fosse tutta un flashback.28

Se la scelta di ribrandizzare Lyne come il maestro incontrastato del thriller erotico può sembrare una strategia promozionale vincente in una Hollywood dominata dalla nostalgia, il rischio, come si evince dalla ricezione di Acque profonde, è che la critica e il pubblico non rilevino la specificità del suo cinema. Già all’epoca della loro uscita film come Flashdance, Attrazione fatale, Proposta indecente e, in parte, Lolita e L’amore infedele – Unfaithful sono stati letti come opere prive valore artistico che strizzavano l’occhio al facile erotismo da supermercato allora in voga, high concept movie capaci di generare buzz mediatico e passaparola principalmente grazie a «premesse narrative market-driven facilmente riassumibili con uno spot pubblicitario di 30 secondi»29. Non sono molti, tra critici e studiosi, ad aver inquadrato Lyne in una prospettiva strettamente autoriale, analizzando i suoi film come i tasselli di un discorso personale sulle contraddizioni, le tensioni e le ambiguità della vita di coppia30. Anche per questo, non sorprende la delusione della critica e del pubblico per Acque profonde, soprattutto se si tiene conto della tendenza di questi ultimi a identificare il genere thriller erotico con un gruppo ristretto di film di Hollywood, perlopiù thriller post-hitchcockiani e neo-noir, come Vestito per uccidere, Brivido caldo e Basic Instinct. In realtà, come osservato da Anthony Penta nel saggio di apertura di questo nostro speciale sul thriller erotico contemporaneo, il genere non solo comprendeva un numero più vasto e vario di film (sono oltre 700 i thriller erotici distribuiti in sala o nel mercato dell’home video), ma risentiva dell’influenza di generi apparentemente diversi come il gotico-sentimentale, l’horror-giallo e il cinema d’autore europeo31. Lo stesso Lyne, del resto, aveva confessato nel 1993 di realizzare un cinema più vicino alle inquietudini formali della Nouvelle vague e di film d’arte per il cinema d’essai come Stéphane, una moglie infedele [La femme infidèle, Claude Chabrol, 1969], La signora della porta accanto [La femme d’à côté, François Truffaut, 1981] e Il danno [Damage, Louis Malle, 1992] che alle riletture postmoderne dell’opera di Alfred Hitchcock à la Basic Instinct32. Se Acque profonde merita qualche riconsiderazione, quindi, è nell’ambito di una prospettiva differente da quella indicata dalla sua campagna promozionale.

«Non guardare il disordine, guarda me»

Nonostante la campagna promozionale e la critica abbiano spinto il pubblico a giudicare il valore artistico di Acque profonde in base al suo successo nel riproporre i fasti del thriller erotico, Lyne sembra essere maggiormente interessato a ritornare ai suoi temi preferiti (su tutti l’ansietà del soggetto maschile nella società contemporanea e la sua incapacità di controllare il femminile), in una storia che verte su una tormentata crisi matrimoniale. Sin dall’inizio di Acque profonde, il matrimonio di Vic e Melinda è messo a dura prova a causa del comportamento della donna, che intrattiene delle relazioni extraconiugali senza preoccuparsi di nasconderle. Vic dice di amare Melinda «così com’è», di non volerla controllare; Melinda, che forse desidera ravvivare il loro matrimonio, è stanca dell’apatia sentimentale di Vic, e glielo fa presente più volte («Quanto vorrei che fossi normale!»). Presto, tuttavia, ci rendiamo conto di come Vic, pur non manifestando una gelosia funzionale al gioco di ruolo sessuale desiderato da Melinda, sia comunque ossessionato dalle infedeltà della moglie, arrivando persino a uccidere i suoi amanti.

È, dunque, ancora una relazione sadomasochistica a catturare l’interesse di Lyne dopo 9 settimane e mezzo e Lolita. E anche se Acque profonde reca su di sé i segni distintivi di un thriller erotico, è difficile trovarvi una rilettura consapevole delle regole del genere, come accade, invece, per altri film protagonisti di questo nostro speciale, come ad esempio The Voyeurs e Out of the Blue. Per altro, come abbiamo già accennato, questi fraintendimenti relativi alla categorizzazione di genere hanno segnato un po’ tutta la carriera di Lyne, impedendo alla maggior parte del pubblico e della critica di rilevare la dimensione più autoriale del suo cinema. Ignorando la campagna promozionale di Acque profonde, utile soprattutto alla «grande narrazione e semplificazione operata dai media»33, a interessarci maggiormente in questa parte conclusiva della nostra analisi sarà proprio il rigore autoriale di Lyne, che si concretizza in uno stile vicino a quello fortemente soggettivo di alcune delle sue opere più personali, come Allucinazione perversa e Lolita.

Per cominciare, individuiamo un motivo, una categoria significante che ci permetta di percepire le singole sequenze di Acque profonde come un continuum semantico. Prendiamo il motivo dello sguardo. Si tratta di una scelta ben precisa dovuta a due ragioni: la prima è che Lyne mette in scena il tema centrale di Acque profonde, ovvero l’ossessione di Vic per le infedeltà di Melinda, principalmente attraverso un gioco di sguardi. La seconda ragione è che il motivo dello sguardo è alla base di tutto il cinema di Lyne, in quanto gli permette di sollecitare, attraverso un «ambiguo senso di empatia»34, la partecipazione dello spettatore. Come Allucinazione perversa e Lolita, anche Acque profonde elimina «ogni forma di distanziamento, costringendoci – volenti o nolenti – a identificarci con il protagonista. A guardare attraverso i suoi occhi»35.

Un simile scivolamento verso il voyeurismo, che era già presente nel romanzo di Highsmith, risulta evidente sin dalle sequenze iniziali di Acque profonde. Tali sequenze, infatti, non solo hanno il compito di introdurre i personaggi di Vic e Melinda, ma preannunciano quel gioco di sguardi, scacchi e simmetrie su cui si reggerà l’intero film, e che si rivelerà capace di portarci dentro la mente di Vic, precipitandoci in un mondo dominato dalle ansie, dall’impotenza e dalle frustrazioni sessuali maschili.

Mentre il romanzo di Highsmith comincia in medias res con Vic e Melinda a una festa a casa di amici, il film si apre con un’inquadratura in campo lunghissimo dei due ponti del Crescent City Connection sul fiume Mississippi, a New Orleans. Dopo questo breve piano introduttivo, Acque profonde ci mostra una serie di immagini di Vic che corre in bicicletta, avviando, di fatto, la presentazione progressiva del suo personaggio. Su queste immagini partono i titoli di testa, accompagnati dalla canzone Before I Ever Met You (2013) della cantautrice Banks, le cui parole («Io e te non funzioniamo/Tu fai emergere la cattiveria in me/Io le tue insicurezze») evocano subito la relazione sadomasochistica di Vic e Melinda.

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La prima enunciazione dell’immagine del volto di Vic.

L’incipit prosegue con l’arrivo di Vic a casa sua, dove lo vediamo togliersi i vestiti bagnati di sudore. L’insolita angolazione laterale dell’inquadratura che lo riprende viene motivata dal fatto che non si tratta di un’oggettiva, ma di una soggettiva della moglie, Melinda, che lo sta osservando dalle scale. È dunque attraverso un gioco di sguardi che il film non solo enuncia l’immagine propria di Melinda ma contrappone per la prima volta i due personaggi.

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L’enunciazione dell’immagine propria di Melinda avviene in concomitanza con un gioco di sguardi.

Proseguendo le nostre osservazioni sull’incipit di Acque profonde, possiamo notare come il primo scambio di battute fra Vic e Melinda abbia una funzione squisitamente predittiva: ad esempio, indica già, nel suo far riferimento ai sentimenti non espressi della donna, quelli che saranno il tono e il contenuto di Acque profonde (Vic: «Che c’è?», Melinda: «Niente»). Ma non solo. Questo scambio di battute, filmato in un convenzionale campo e controcampo a due, è costruito in modo tale da garantire al volto di Melinda un ruolo di forte preminenza – è inquadrata con un piano più ravvicinato e di maggior durata – rispetto a quello di Vic. Non è probabilmente un caso: come accade in molti film di Lyne, il personaggio che tiene in pugno la situazione è quello femminile, cosa che trova un primo indizio, sul piano visivo, proprio nella centralità di Melinda36.

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La seconda scena di Acque profonde ribadisce l’isotopia dell’opposizione tra marito e moglie attraverso le immagini che ce li mostrano nella loro quotidianità. Vic e Melinda si stanno preparando per una festa a casa di amici, l’uomo è già pronto, mentre la donna, che deve ancora vestirsi, cammina nervosamente, con un bicchiere di vino in mano. Nella rappresentazione di Melinda, Lyne sembra voler insistere non solo sulla diversa connotazione culturale del suo personaggio (a partire dalle origini cubane dell’attrice che la interpreta, Ana de Armas, risulta chiaro che Melinda proviene da un altro posto), ma anche su una sua certa volgarità: nella scena appena presa in esame, ad esempio, viene mostrata mentre si rivolge maleducatamente alla figlia Trixie (Grace Jenkins), colpevole di cantare Nella vecchia fattoria a squarciagola. Più tardi la vedremo camminare seminuda di fronte alla babysitter, parlare con la bocca impastata di dentifricio, togliersi un pelo pubico dalla bocca dopo una fellatio, depilarsi mentre fa il bagno.

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Del personaggio di Vic, invece, Lyne sembra voler accentuare la sua passività, il suo essere prigioniero di Melinda. Lo si vede bene nella seconda scena di Acque profonde, che fa di Vic un servo della donna e che riporta alla mente le tematiche del feticismo e del masochismo di registi come Josef von Sternberg e Luis Buñuel. Nella scena in questione, Melinda invita Vic a raggiungerla nella sua camera da letto. «Non so… Dovrei mettere questo? O questo?», chiede Melinda. «Io ti trovo bellissima con quello che hai addosso», risponde Vic. «E quali scarpe metto?», continua Melinda. «Quelle nere che ti ho preso a New York». «D’accordo. Vai a prenderle!». L’asservimento di Vic è particolarmente evidenziato dalla successiva inquadratura, che mostra l’uomo letteralmente ai piedi di Melinda, mentre le infila le scarpe.

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Anche in questa scena il motivo dello sguardo è ripreso esplicitamente, almeno sul piano dei dialoghi, attraverso le parole che Melinda rivolge a Vic: «Non guardare il disordine, guarda me». È evidente che la frase pronunciata da Melinda sia un modo per comunicare allo spettatore che c’è qualcosa che non va nel suo matrimonio con Vic e preparare così la scena successiva del film, che avvierà il motivo dell’adulterio. Scopriremo più avanti che Vic e Melinda dormono in camere separate; il «disordine» a cui fa riferimento la donna potrebbe benissimo essere il letto dove ha dormito insieme all’amante. Allo stesso tempo, le parole di Melinda mettono in luce aspetti più sotterranei, come il suo desiderio, assente nel romanzo di Highsmith, di essere guardata da Vic, in quello che potrebbe benissimo essere un gioco di ruolo sessuale teso a ravvivare il loro matrimonio.

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Dopo questa scena introduttiva, Acque profonde si riallaccia all’incipit del romanzo di Highsmith mostrandoci la coppia che partecipa alla festa. Ecco allora che scopriamo la relazione adulterina di Melinda con Joel Dash (Brendan Miller). L’aspetto caratterizzante la scena riguarda però soprattutto la centralità dello sguardo di Vic e, sul piano delle scelte di regia, l’uso del montaggio. Si pensi, ad esempio, al modo in cui è filmato il momento dell’enunciazione dell’immagine propria di Joel: dapprima Lyne mostra Vic e Melinda che si guardano l’un l’altra per qualche istante, riprendendoli attraverso un netto scavalcamento di campo che non solo sembra voler accentuare, sul piano discorsivo, la tensione del rapporto fra i due ma anche, come diverrà chiaro fra poco, un sottile senso di complicità; poi ricorre al montaggio alternato, mettendo in successione i mezzi primi piani di Melinda e Joel.

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A un primo sguardo quest’alternanza di mezzi primi piani sembra obbedire alla logica del campo e controcampo: vediamo Melinda che guarda e chi guarda. Tutto ciò in realtà accade sotto lo sguardo di Vic, come chiarisce l’immagine che chiude la prima parte della scena: si tratta di un primo piano di Vic che guarda Melinda assolutamente identico a quello che ha aperto la scena.

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La sequenza prosegue attraverso un montaggio che si basa nuovamente su un’alternanza di oggettive e soggettive. Strategia che fa sì che il punto di vista intorno cui la scena è costruita sia sempre affidato a Vic, che segue Melinda e Joel mentre si appartano in giardino. La centralità dello sguardo di Vic è ulteriormente ribadita da una soggettiva: si tratta di due donne sedute per terra che indossano delle buffe maschere realizzate con sacchetti del pane sulle quali sono disegnati maggiormente accentuati gli occhi.

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L’alternanza di soggettive e oggettive culmina con Vic che guarda Melinda e Joel mentre si baciano. La drammaticità del momento, e in particolare degli sguardi reciproci tra Vic e Melinda, è sottolineata attraverso una serie di inquadrature più ravvicinate dei due, oltre che dalla musica per pianoforte di Marco Beltrami.

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Sin qui ci siamo occupati dell’analisi dettagliata delle sequenze iniziali di Acque profonde. Tali sequenze, abbiamo visto, pongono in modo esplicito una questione centrale del cinema di Lyne, quella del voyeurismo. Per tutto il film Vic viene associato allo sguardo e Melinda alla sessualità. Un’interpretazione del romanzo di Highsmith che sembra dunque rafforzare la tradizionale divisione di genere che pone «la donna come oggetto del piacere di uno sguardo che è innanzi tutto uno sguardo maschile»37. In realtà Melinda non è l’oggetto passivo dello sguardo maschile, ma una figura doppia: buona e malvagia, crudele e compassionevole, sia oggetto che soggetto attivo. Lo si vede bene nella scena posta sempre all’inizio di Acque profonde in cui Melinda mostra a Vic il suo corpo nudo per poi, sul più bello, rifiutare le avances sessuali del marito. Ma già prendendo in esame le altre sequenze dell’incipit di Acque profonde si era notato come avvenisse un continuo scambio dei ruoli (di potere) tra chi guardava (Vic) e chi era guardato (Melinda).

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Per questo non sorprende che Acque profonde sia risultato sgradito a un certo tipo di pubblico, più interessato ai risvolti pruriginosi del romanzo di Highsmith. Piuttosto che puntare su «una rappresentazione del sesso intesa soprattutto come esibizione e spettacolo»38, Lyne preferisce lavorare sulla tensione che scaturisce da ciò che Vic guarda e ciò che al suo sguardo viene, invece, negato da Melinda. Una tensione giocata per l’appunto anche sulla complicità tra i due, come se le infedeltà di Melinda fossero utili a ravvivare il loro matrimonio. Ciò è particolarmente evidente non solo nell’incipit, ma anche nelle scene successive di Acque profonde. Per esempio, ogni qualvolta Vic spia il comportamento di Melinda, o meglio ogni qualvolta Melinda si offre (per poi negarsi) allo sguardo del marito, lo spazio profilmico esprime visivamente il senso d’imprigionamento di Vic e la sua incapacità di controllare la moglie: porte, ringhiere, finestre si frappongono tra lui e l’oggetto del suo desiderio. Allo stesso tempo, più Melinda si sottrae allo sguardo di Vic, più quest’ultimo sembra sul punto di abbandonare lo stato di apatia sentimentale in cui si trova – anche se poi, come già accennato, questo lo porterà non tanto a manifestare una gelosia funzionale al gioco di ruolo sessuale desiderato da Melinda, bensì a esplodere in una reazione quasi primordiale, scaricando la propria frustrazione in un’aggressività omicida priva di catarsi39.

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Sempre a proposito del motivo dello sguardo, è particolarmente significativa la strada scelta da Lyne di non mostrare i rapporti sessuali di Melinda con i suoi amanti. Sembrerebbero fare eccezione due brevi inserti, che rappresentano però non tanto quel che Vic vede, ma ciò che pensa e immagina. In un caso, Melinda si masturba di fronte a qualcuno che scopriremo essere il giovane pianista Charlie De Lisle (Jacob Elordi), in una scena che ribadisce un principio che attraversa l’intero film, quello del ribaltamento del voyeurismo, almeno secondo chi vede nel voyeurismo la volontà di controllo dello sguardo maschile sul femminile. Ad accentuare, poi, il carattere onirico della scena, che non a caso termina con un piano di Vic che si sveglia nel suo letto, c’è anche la scelta di azzerare ogni rumore intradiegetico – niente ansimi o grida di piacere – affidando la colonna sonora alla musica per pianoforte di Beltrami.

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Nell’altro caso, dopo che Charlie è morto affogato in piscina in quello che sembra essere un incidente, Lyne fa nuovamente ricorso a una serie di soggettive mentali, questa volta per far emergere la colpevolezza di Vic. Da notare come la scena alterni le immagini di Vic che lotta per affogare Charlie a quelle che ci mostrano Melinda che fa l’amore con lui, quasi che così Vic volesse trovare una giustificazione per la sua colpevolezza. È possibile, tuttavia, che l’omicidio sia solo il frutto dell’immaginazione dell’uomo, il quale vuole appropriarsi dell’incidente per trovare una sorta di rivalsa nei confronti dei tradimenti di Melinda. Comunque la si voglia interpretare, la scena è svuotata della sua funzione catartica, precipitando Vic in un mondo dominato dalle ansie, dall’impotenza e dalle frustrazioni sessuali maschili.

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Più che alla suspense dell’intreccio thriller, Lyne sembra dunque interessato a esplorare la mente di Vic. Come in Allucinazione perversa e Lolita, non c’è scena di Acque profonde che non sia filtrata dalla soggettività del protagonista maschile, attraverso la centralità che nella costruzione sintagmatica delle sequenze del film assume il suo sguardo. E questo nonostante la discussa sequenza pre-finale in cui Lyne sembra mettere da parte il rigore della prima parte di Acque profonde per girare un inseguimento da cinema d’azione hollywoodiano, anche se al centro di questa scena – costruita su un montaggio alternato che lega le azioni di Melinda, tentata di andarsene di casa, a quelle di Vic, che dopo aver ucciso uno degli amanti della moglie, Tony (Finn Wittrock), cerca di raggiungere in bicicletta l’unico testimone dell’omicidio, lo scrittore Don (Tracy Letts) – troviamo pur sempre uno dei temi preferiti del regista, quello dell’unità famigliare da preservare a ogni costo. E se il finale di Acque profonde, a un primo sguardo, potrebbe sembrare un improbabile happy end – Don muore in un incidente e Melinda decide di non andarsene di casa – la scelta di Lyne di chiudere Acque profonde esattamente come era iniziato, coerentemente con quel gioco di sguardi, scacchi e simmetrie che ha caratterizzato l’intero film, conferisce alla vicenda una struttura circolare che sembra insistere nel voler tenere Vic prigioniero della sua ossessione.

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Riassumendo, Acque profonde costruisce un’esperienza audiovisiva incentrata sulla negazione piuttosto che sulla rappresentazione spettacolare del sesso. Ciò nonostante, al film di Adrian Lyne è stata attribuita da più parti l’etichetta di thriller erotico. Questo avrebbe potuto favorire la riscoperta del genere a partire dai suoi multiformi aspetti, osservando, ad esempio, come i film di Lyne siano molto diversi da thriller erotici post-hitchcockiani à la Basic Instinct e subiscano l’influenza di una vasta gamma di generi, come il gotico-sentimentale, l’horror e il cinema d’autore francese della Nouvelle vague. Tuttavia, nella campagna promozionale di Acque profonde si è preferito far leva sull’erotismo per attirare un certo tipo di pubblico, più interessato ai risvolti pruriginosi del romanzo di Highsmith. E in effetti il carattere voyeuristico di Acque profonde è evidente sin dalle prime sequenze, in cui Lyne elimina ogni forma di distanziamento, costringendoci ad identificarci con il protagonista interpretato da Ben Affleck, a guardare attraverso i suoi occhi, quasi a volerci rendere complici della sua ossessione. Ma questa centralità dello sguardo non produce, come invece ci si aspetterebbe dal regista di Flashdance e 9 settimane e mezzo, un senso di eccitazione nello spettatore. Come nel caso dei film di Claude Chabrol, François Truffaut e Louis Malle tanto cari a Lyne, Acque profonde è una storia d’amore e d’ossessione in cui l’ambiguità e il non-detto – quanta complicità c’è negli sguardi reciproci tra Vic e Melinda? – sono il cuore del film.

 

NOTE

1. Per un’introduzione al genere cinematografico del thriller erotico, si veda l’articolo d’apertura di questo nostro speciale: A. Penta, Alla riscoperta del thriller erotico, in Lo Specchio Scuro – Rivista di cinema e altre arti audiovisive, 7/6/2023, https://specchioscuro.it/alla-riscoperta-del-thriller-erotico/

2. La rilevanza nel discorso culturale di Acque profonde e di altri film del nostro speciale è che sono stati prodotti con soldi hollywoodiani o presentano attori di Hollywood. Si potrebbe infatti sostenere, come fa Penta, che «nonostante le voci che sostengono che il thriller erotico sia scomparso da oltre vent’anni, se andiamo oltre la superficie di Hollywood e osserviamo l’ambito dell’home video contemporaneo, vediamo che il thriller erotico sta prosperando in tre mercati molto diversi: la televisione femminile, il cinema nero indipendente e Bollywood» (Ibidem).

4. Cfr. L. R. Williams, The Erotic Thriller in Contemporary Cinema, Edinburgh University Press, Edinburgh 2005, pp. 396-406.

5. «L’incolore e banale Proposta indecente fallisce nel suo intento di risultare controverso; non riesce neppure a mantenere la promessa di essere un thriller erotico, come suggerito dai trailer» (L. Francke, Sight and Sound, giugno 1993, p. 56).

6. Come ha ricordato Lyne nel commento audio per il Blu-ray di Proposta indecente, il pubblico dell’epoca rimase colpito dalla scena a tal punto da arrivare a identificare l’intero film con essa.

9. D. Bertrand, Basi di semiotica letteraria, Meltemi, Roma 2002, p. 99.

10. «Poiché Attrazione fatale è stato il primo di un ciclo di thriller erotici che l’hanno elevato a modello, e nessun recensore dell’epoca ha usato l’espressione “thriller erotico” per descriverlo, non voglio suggerire in alcun modo che il film costituisse già un “tipo” riconoscibile. […] Piuttosto Attrazione fatale assomiglia di più agli spot pubblicitari patinati di Adrian Lyne che a un noir o un neo-noir» (L. R. Williams, The Erotic Thriller in Contemporary Cinema, cit., p. 51).

11. N. Dusi, Le forme del trailer come manipolazione semiotica, in I. Pezzini (a cura di), Trailer, spot, clip, siti, banner. Le forme brevi della comunicazione audiovisiva, Meltemi, Roma 2002, p. 31.

12. Ivi, p. 38.

13. Su YouTube, l’utente David Emanuel Rosini scrive: «Questo trailer mi ricorda L’amore bugiardo – Gone Girl, sono sicuro che sarà un grande film.» E aggiunge: «Ben insiste a innamorarsi della donna sbagliata… Prima ne L’amore bugiardo – Gone Girl e ora in questo film.» Sempre su YouTube, l’utente senni bgon: «Immagina se questo film fosse parte dell’universo di L’amore bugiardo – Gone Girl e raccontasse quel che è accaduto a Nick Dunne dopo che ha lasciato Amy Dunne.»

14. A. Alter, The Wall Street Journal, 1/5/2014, https://www.wsj.com/articles/BL-SEB-81050

15. N. Dusi, Le forme del trailer come manipolazione semiotica, cit., p. 38.

16. Ivi, p. 40.

17. Ibid.

18. Si vedano a questo proposito le puntate del podcast You Must Remember This di Karina Longworth dedicate a Vestito per uccidere, Attrazione fatale e Basic Instinct.

29. J. Wyatt, High Concept. Movies and Marketing in Hollywood, University of Texas Press, Austin 1994, p. 15.

30. Si veda a proposito dello statuto autoriale di Lyne il lavoro di tesi di Stephanie Oliver, dal titolo Creating discussion: An auteur analysis of films directed by Adrian Lyne, University of North Texas, maggio 2017, https://digital.library.unt.edu/ark:/67531/metadc984139/m2/1/high_res_d/OLIVER-THESIS-2017.pdf

31. Cfr. A. Penta, Alla riscoperta del thriller erotico, cit.

33. N. Dusi, Le forme del trailer come manipolazione semiotica, cit., p. 42

34. A. Chiurato, Gli specchi di Lolita. Un’ipotesi di lettura tra neuroretorica e traduzione intersemiotica, in Comparatismi, Vol. 1, 2016, p. 155.

35. Ivi, p. 147.

36. Sto plagiando ciò che scrive Tomasi su una celebre scena di dialogo fra Humphrey Bogart e Lauren Bacall in Il grande sonno [The Big Sleep, Howard Hawks, 1946]: «Il primo scambio di battute fra i due, appena seduti al tavolo, indica già, nel suo far riferimento a un contatto fisico che tuttavia non avverrà, quelli che saranno il tono e il contenuto dell’incontro (Marlowe: “Perché ha scelto questo locale?“, Vivian: “Adatto per tenersi per mano, no?“). Come accade in molte commedie del regista, il personaggio forte che tiene in pugno la situazione è quello femminile, cosa che trova un primo indizio nel fatto che mentre l’uomo ordina uno scotch con acqua, la donna opta, invece, per un più virile scotch liscio. Sul piano visivo, la centralità di Vivian è ribadita dal fatto che la conversazione, filmata in un convenzionale campo e controcampo a due, è costruita in modo tale da garantire al volto della donna un ruolo di forte preminenza – più inquadrature e di maggior durata – rispetto a quello dell’uomo». Cfr. D. Tomasi, Lezioni di regia. Modelli e forme della messinscena cinematografica, UTET Università, Torino 2004, p. 240.

37. Ivi, p. 274.

38. Ivi, p. 270.

39. Il tema della «virilità in pericolo» è al centro di molti thriller erotici degli anni Ottanta e Novanta influenzati dall’universo del film noir. Cfr. P. M. Bocchi, Brivido caldo. Una storia contemporanea del neo-noir, Rubbettino, Catanzaro 2019.