«What year is it?». È ciò che si chiede l’agente Cooper alla fine della terza stagione Twin Peaks. Ma forse dovremmo domandarci «What world is this?»: quale mondo è questo? O meglio ancora: quale tra i mondi possibili è quello in cui sta vivendo, ora, il nostro eroe?

Twin Peaks: The Return.

Partendo dal caso emblematico di Twin Peaks – Il ritorno, la serie diretta da David Lynch nel 2017, il primo Numero de «Lo Specchio Scuro» intende prendere in esame alcuni esempi rilevanti di “creazione di mondi” all’interno di specifici ambiti artistici contemporanei; in special modo, il cinema, la serialità e il videogioco.
La nuova stagione di Twin Peaks ha riportato al centro del dibattito teorico ed estetico la questione dei “multiversi”, ovvero quegli universi che si generano dallo scontro o dall’incontro fra realtà (e temporalità) fra loro contigue e differenti. Ne scaturiscono vere e proprie narrazioni a incastri di origine sempre diversa fra loro, ma che hanno come filo comune la possibilità di creare storie – e mondi – pressoché infiniti.
La proliferazione di universi gli uni dentro gli altri, che nascono per gemmazione o si separano per incompossibilità (Gilles Deleuze), è tema comune a una vastissima produzione contemporanea, e può abbracciare tanto opere cinematografiche d’autore e di nicchia (
Cosmos, La flor, la serie DAU…), videoludiche (Silent Hill, Control, Kingdom Hearts…), quanto la grande distribuzione e la serialità di massa (si pensi, ad esempio, al “Sottosopra” di Stranger Things, agli universi temporali di Dark o a quelli “deterministici” di Devs).
È però il cinema supereroico nato dai fumetti Marvel ad aver raccolto e fatto sue le possibilità più interessanti e creative dei multiversi. Una strada aperta idealmente con Spider-Man –  Un nuovo universo e Anvengers: Endgame, e che si è definitivamente affermata con WandaVision e Loki (e che probabilmente continuerà con gli imminenti nuovi capitoli di Spider-Man e Dr. Strange). D’altronde, proprio la recente serie sul Dio dell’Inganno si chiude in maniera speculare a Twin Peaks: ancora una volta, infatti, il protagonista è destinato a chiedersi, sconvolto, in quale mondo sta vivendo.

Loki.

Le letture che si possono dare di questi fenomeni sono altrettanto sterminate: dall’influsso della “società delle immagini” sulla nostra percezione del mondo (Jean Baudrillard), fino alla convergenza tra i media e i loro specifici “universi discorsivi” (pensiamo alle possibili interazioni fra mondo del videogame e quello del cinema). O ancora, a come i media contemporanei, aprendosi a diventare multiversi veri e propri, riflettano il cambiamento del modo stesso che abbiamo di percepire le immagini che ci circondano (la convergenza narrativa di più mondi di cui Jenkins parla in Cultura convergente). O come, più semplicemente, il multiverso può diventare mero pretesto per giochi narrativi sempre più cerebrali (pensiamo ai mind-game movies teorizzati da Thomas Elsaesser). 
In fondo, però, ciò che conta davvero è come il cinema (e le altre arti) abbia ricavato storie sempre nuove e interessanti, allargando a dismisura, attraverso la proliferazione di mondi, le possibilità affabulatorie della narrazione. D’altronde, basta un evento imprevisto per creare un multiverso: anche un “semplice” schiocco di dita.

In Avengers: Endgame, i nostri eroi tornano indietro nel tempo per impedire a Thanos di conquistare le Gemme dell’Infinito, e dimezzare così la popolazione dell’Universo. Si tratta però di una scelta rischiosa in quanto, come spiega l’Antico a Bruce Banner (frame), intervenire sulla linea temporale può provocare la nascita di mondi alternativi. Il tema del multiverso è poi riproposto in Spider-Man: Far From Home, quando Nick Fury spiega a Peter Parker che la violenza dello schiocco di dita di Thanos ha aperto uno squarcio intergalattico, creando in questo modo un multiverso.