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Partiamo dal tuo film, Illusioni mortali [Deadly Illusions, 2021], che hai definito un «thriller psicosessuale». Come nasce l’idea di scrivere e realizzare il film e, in particolare, il tuo interesse per un genere come il thriller erotico? Quali sono i thriller erotici che sono stati fonte di diretta ispirazione per realizzare il tuo film?
Avevo visto La ragazza della porta accanto [The Crush, Alan Shapiro, 1993] e forse Attrazione Fatale [Fatal Attraction, Adrian Lyne, 1987]. Sai, è interessante come un guilty pleasure possa conquistarti gradualmente; non ti rendi conto di amare veramente qualcosa se non più tardi nella vita, quando inizi a valorizzare sempre di più questi piaceri proibiti. Mentre frequentavo l’USC, desideravo perfezionare la mia voce artistica. In quel periodo, ho individuato una nicchia di mercato, uno spazio che non era stato ancora esplorato, specialmente dal punto di vista femminile. È stato in quel momento che le idee hanno cominciato a maturare. C’era poi un’altra parte del mio cervello che si chiedeva se avessi il coraggio necessario per intraprendere questa strada. Dopo la scuola di cinema, ci sono voluti altri quattro o cinque anni per comprendere che questa fosse la strada che avrei dovuto percorrere.
Alicia Silverstone ne La ragazza della porta accanto
Dopo aver diretto due film che sono stati venduti a Sony ed essermi assicurata gli investimenti per la mia nuova casa di produzione, Kiss and Tale Productions, ho dovuto presentare un progetto per il suo lancio. In quel momento, era intitolato Grace, non Deadly Illusions. Ho presentato questa idea ai miei investitori e l’hanno adorata. Anche il mio team, le persone di cui mi circondo, l’hanno sostenuta. Eravamo convinti che fosse il progetto perfetto per cominciare, ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato un tale successo. È stata una bella sorpresa, ma ha anche confermato la mia tesi di otto, nove o persino dieci anni fa, ossia che questo spazio inesplorato aveva un grande potenziale.
L’idea di realizzare Illusioni mortali mi è venuta mentre lavoravo con Greer Grammer sul set del nostro primo film insieme, Emma [Emma’s Chance, 2016]. Stavamo girando un film per famiglie e tra una scena e l’altra, ho potuto vedere un lato diverso della sua personalità. Era davvero stizzosa, ed è stato in quel momento che ho incominciato a vederla sotto una luce diversa. Non dimenticherò mai il momento in cui l’idea ha cominciato a prendere forma. È successo sotto la doccia, dopo aver terminato le riprese di quel film. Il concept del film si stava già facendo largo nella mia mente. Ho cominciato a immaginare Greer in questo nuovo ruolo, ed è stato in quel momento che ho sentito di poter essere sulla strada giusta per qualcosa di speciale. Tuttavia, ci è voluto ancora un anno e mezzo prima che riuscissi a mettere i miei pensieri su carta. Ma la scintilla iniziale è scattata durante la mia collaborazione con Greer. In quel momento avevo una dozzina di idee che ronzavano nella mia testa e mi sono impegnata a capire come portarle alla vita. Ho capito che Greer poteva essere quel personaggio che stavo immaginando, ed è questo che mi ha spinto a dedicare più tempo allo sviluppo dell’idea alla base di Illusioni mortali.
Greer Grammer in Illusioni mortali
Quando ho iniziato ad abbozzare la sceneggiatura, probabilmente nel 2017 o nel 2018, non l’avevo intitolata Grace ma Sweet Illusions. Mi piaceva l’idea di qualcosa che sembrasse dolce e piacevole e che si rivelasse pericoloso e spaventoso. Curiosamente, ho ritrovato queste bozze solo dopo l’uscita di Illusioni mortali. Prima di ripiegare su Grace, avevo considerato anche altri titoli, come Summer’s Crush1: il personaggio principale, infatti, si sarebbe chiamato Summer e la storia si sarebbe svolta durante l’estate. Ma alla fine non avrei girato il film in estate, quindi quel titolo non avrebbe funzionato.
Dopo aver concluso la produzione del film, quando è giunto il momento di promuoverlo, mi sono resa conto che il titolo Grace non riusciva a comunicarne in modo adeguatamente chiaro il contenuto e il tema. Questo perché una semplice ricerca su Google della parola “Grace” restituiva principalmente risultati associati alla religione, il che non era affatto rappresentativo del motivo per cui avevo scelto di intitolare il mio film in questo modo – il titolo derivava dal fatto che la storia ruota attorno a una babysitter di nome Grace.
Un giorno, mentre ero nel salone per le unghie dove sono solita ricevere feedback preziosi da un gruppo variegato di donne, ho iniziato a fare brainstorming per idee di titoli. Si trattava di un salone per le unghie privato – un luogo sicuro per lanciare idee. Ho proposto una dozzina di titoli, e Deadly Illusions era tra questi. Sorprendentemente, cinque o sei donne nel salone hanno mostrato entusiasmo per quel titolo. Hanno detto: «Andrei a vedere un film con quel titolo». Convinta da questo feedback positivo, ho iniziato a discutere con altre persone del mio cerchio ristretto dell’industria cinematografica. Alcuni mi hanno consigliato di non usarlo, ma avevo la sensazione che Deadly Illusions potesse funzionare. Tutto era cominciato, d’altronde, proprio con Sweet Illusions, il che mi fa riflettere sul fatto che spesso le idee iniziali contengono un grande potenziale.
A nostro avviso Illusioni mortali ricorda alcune storie di suspense degli anni Quaranta e Cinquanta incentrate su personaggi di donne psicotiche, come Demone bianco [Bewitched, Arch Oboler, 1945], Lo specchio scuro [The Dark Mirror, Robert Siodmak, 1946] e Il segreto di una donna [Whirlpool, Otto Preminger, 1949]. È opinione comune che il noir sia un progenitore del thriller erotico. Pensi che la stessa cosa valga per il tuo film?
Sì, ad esser completamente sinceri penso di essere stata esposta a molto di più durante il mio periodo alla scuola di cinema. Prima avevo gusti cinematografici più specifici. Tuttavia, una volta entrata nella scuola di cinema, sono diventata come una spugna, desiderosa com’ero di assorbire conoscenza da varie fonti. Mi sono iscritta a una vasta gamma di corsi, tra cui uno che approfondiva il noir e il suo contesto storico.
Ricordo distintamente di essere stata incaricata di studiare l’opera di Rian Johnson, in particolare il suo film Brick – Dose mortale [Brick, 2005]. Mi è piaciuto come abbia preso un film ad ambientazione scolastica e ne abbia fatto un noir. Quello che mi ha davvero affascinato è stata la sua capacità di lavorare con ciò che aveva a disposizione, come utilizzare la sua vecchia scuola superiore come sfondo. Ho sviluppato una profonda ammirazione per questo modo di fare cinema, in cui si trae ispirazione da un ambiente famigliare per creare qualcosa di veramente unico e innovativo.
Un frame di Brick
Ho studiato Brick da varie prospettive. Dovevo scrivere un saggio per un noto corso di Critical Film Studies tenuto da Bruce Block. Dopo tutto quel lavoro di studio, mi sono ritrovata a riflettere su cosa farei se dovessi creare il mio film noir. Cosa accadrebbe se realizzassi un noir ad ambientazione scolastica, proprio come ha fatto Rian? Il risultato finale sarebbe inevitabilmente differente; io sono una donna, lui è un uomo. La scrittura di questo saggio mi ha portato a sviluppare un punto di vista maggiormente critico sul cinema che stavo consumando; mi sono resa conto che una parte significativa di esso abbracciava una prospettiva più maschile. Non biasimo gli uomini o l’esistenza di film girati da un punto di vista maschile; penso solo che più donne dovrebbero fare cinema. È stato allora che ho deciso che volevo sfidare lo stereotipo secondo cui le donne sarebbero limitate a generi cinematografici specifici. Credevo fortemente che le donne potessero addentrarsi in generi tradizionalmente maschili, come il noir, e imprimere loro un tocco unico e femminile. Il mio obiettivo era offrire una prospettiva fresca sul genere, arricchendolo di una sensibilità specificamente femminile. È importante ricordare che anche le donne apprezzano storie di violenza ed emozioni forti.
Un frame di Illusioni mortali
Dopo la mia esperienza alla scuola di cinema, ho fatto una riflessione. Avevo trascorso un considerevole periodo di tempo cercando di adattarmi a schemi predefiniti, cercando di soddisfare le aspettative degli altri. Tuttavia, alla fine ho concluso che questi schemi non accendevano la mia passione. Quindi, ho scelto di concentrarmi esclusivamente su progetti che mi eccitassero e mi intrigassero a livello personale. Se un concept non stimolava la mia immaginazione, non lo prendevo in considerazione. Il mondo è già saturo di contenuti privi di ispirazione.
Lo spunto narrativo di molti thriller erotici, soprattutto quelli direct-to-video, è spesso questo: una casalinga annoiata si abbandona al piacere. Illusioni mortali introduce delle innovazioni interessanti: la protagonista, Mary, è la breadwinner, mentre il marito ha un ruolo accessorio, specialmente nella realizzazione delle fantasie sessuali della moglie, che sono rivolte principalmente verso la babysitter Grace. Anche l’uso della scene di nudo è ridotto. Si tratta di scelte consapevoli?
Bella domanda. Un’altra tesi personale che ho, e che vorrei esplorare attraverso il cinema, ruota attorno all’idea che la sessualità femminile spesso viene stimolata a un livello più cerebrale, al contrario di quel che accade agli uomini. Trasmettendo l’idea che la sessualità femminile è, in un certo senso, più cerebrale, spero di permettere alle donne di trovare una maggiore soddisfazione. È la sfida alla base di questo film.
Sono contenta che vi siate soffermati sulla scelta di non mostrare scene esplicite di nudo o di sesso. Volevo permettere all’immaginazione del pubblico di prendere il controllo. Mi piace dare per scontato che il mio pubblico sia intelligente. Anche per questo, coloro che hanno compreso veramente il film finiscono con l’amarlo. Ma se non lo si capisce, non ci sono problemi. Spero che possa essere rivalutato dopo che avrò realizzato la seconda parte.
In ogni caso, la ricezione a livello globale di Illusioni mortali mi ha entusiasmato. Sapere che la mia intuizione era corretta mi ha riempito completamente di gioia. Negli Stati Uniti, dove spesso associamo i film a uomini con le pistole sulle locandine, c’è una certa riluttanza nell’affrontare la sessualità. Ho avuto una relazione con un europeo per un paio d’anni e ho vissuto in Europa, e quando sono tornato negli Stati Uniti ho notato la differenza. Trovo bellissimo il fatto che il resto del mondo abbia reso Illusioni mortali il numero uno della classifica delle opere più viste di Netflix prima che lo facesse l’America. Si tratta di qualcosa che mi piace molto, perché il cinema dovrebbe superare le barriere e connettersi con culture diverse. In molte culture, la sessualità è un tema discusso in modo più aperto e accettato. Potrei discutere a lungo sulle ragioni per cui credo che la sessualità sia un argomento tabù negli Stati Uniti…
Spero di poter realizzare questo genere di thriller per sempre. Potrei continuare a farli per il resto della mia carriera, e vivrei felice. Sai, sono davvero economici da realizzare, e adoro l’idea di offrire allo spettatore un momento di tregua dalle difficoltà di tutti i giorni.
Continuerai a realizzare thriller?
Sì, assolutamente. Adesso2 mi trovo nella sala di montaggio del mio montatore. Stiamo lavorando al montaggio di un film intitolato Blunt. Nel cast ci sono Amy Smart, Matt Davis e Ne-Yo, il cantante R&B, che in questo film si dedica esclusivamente alla recitazione. Nel cast ci sono anche Greer Grammer e Billy Zane. Blunt racconta la storia di una donna che si sveglia intrappolata all’interno di una casa vacanze in mezzo alla campagna, senza sapere chi l’abbia portata lì. Non ha nessuno a cui chiedere aiuto. Deve salvarsi da sola, e per farlo deve investigare il suo passato, ripercorrendo gli ultimi sei mesi della sua vita per capire chi avrebbe potuto portarla lì e perché. Sebbene il film sia più vicino al sottogenere mystery piuttosto che al thriller erotico, riflette sugli stessi temi di Illusioni mortali. Può essere letto come una riflessione femminile su ciò che le donne devono sopportare per raggiungere il successo. Si tratta di una storia con vari strati metaforici.
In ogni caso, nonostante condivida alcune somiglianze con Illusioni mortali, Blunt resta qualcosa di diverso. Se guardaste Blunt senza sapere nulla a riguardo, non pensereste che sia girato dalla stessa regista di lllusioni mortali. Tuttavia, nel caso in cui foste a conoscenza di ciò, allora comincereste a notare delle somiglianze. Credo che entrambi i film siano attraversati da uno sguardo femminile intensamente sessuale.
Definiresti Blunt un thriller erotico?
Sì, è erotico ma a un livello più cerebrale. Penso che Blunt sia una sorta di Fight Club [id., David Fincher, 1999] per noi donne. È un film rompicapo, come Illusioni mortali, ma ambientato in un mondo completamente diverso.
Ti piacerebbe che Blunt fosse proiettato al cinema?
Certamente sì! Mi piacerebbe che fosse proiettato al cinema. Tuttavia, non so se film come Blunt o Illusioni mortali siano adatti a un’esperienza collettiva come quella della sala cinematografica. Onestamente, quando si guarda un thriller erotico o un mystery con una forte componente sessuale, penso che si preferisca trovarsi da soli nella propria stanza. Non so… È un pensiero che si sta pian piano facendo strada dentro di me. Ci sono certi film che ritengo funzionino molto bene nelle sala cinematografica e altri che si apprezzano di più in un ambiente casalingo. E secondo me il genere thriller erotico funziona molto meglio nell’intimità della visione domestica.
Una cosa che ci ha colpito di Illusioni mortali è la tua scelta di privilegiare il punto di vista della scrittrice Summer fino alle estreme conseguenze. In più di una scena, la vediamo riflettere sui meccanismi di costruzione di una storia. Ciò permette al personaggio femminile di raccontare la sua storia fino al dubbio che essa coincida totalmente con le sue fantasie. Non solo, Illusioni mortali sembra riflettere sul potere che ha lo storytelling di influenzare la vita di tutti i giorni. Ciò ha qualcosa a che fare con l’importanza nella società contemporanea di appropriazione dello storytelling da parte delle donne?
Penso che la risposta sia sì, ma vorrei esplorare ulteriormente la questione. Il cinema, per me, è una forma d’arte che noi esseri umani trascorriamo un quarto della nostra vita a praticare. Quando dormiamo, sogniamo, il che è simile a osservare lo svelamento delle storie interiori del nostro subconscio. Molte cose accadono nei nostri sogni che non comprendiamo. Poi c’è la vita reale, la vita di tutti i giorni. A volte, i nostri pensieri provengono da sogni che nemmeno comprendiamo. Altre volte, derivano dalla vita reale. Per questo, penso che la nostra vita interiore rappresenti uno spazio incredibilmente affascinante da esplorare.
Illusioni mortali esplora la vita interiore della scrittrice Summer
Mi piace dare per scontato che il mio pubblico sia estremamente intelligente – è la cosa più emozionante che un narratore possa fare. In questo modo posso ridefinire i limiti della forma cinematografica. Penso che il cinema si evolverà molto nei prossimi 100 o 200 anni… Possiamo solo immaginare cosa ci riservi il futuro dopo che saremo scomparsi. Stiamo appena grattando la superficie.
Christopher Nolan è un ottimo esempio di un regista che ridefinisce i limiti del cinema. Mi piace credere che sto facendo lo stesso genere di film di Nolan, ma con un punto di vista specificamente femminile.
Oggi, il fatto che la maggior parte dei thriller erotici degli anni Ottanta e Novanta sia stata diretta da uomini è considerato un aspetto problematico del genere. Qual è la tua opinione in merito?
Vecchi film come Brivido caldo [Body Heat, Lawrence Kasdan, 1981] ti colpivano nel profondo. Erano così avvincenti, con tutti quei colpi di scena… Ho guardato ogni singolo episodio di La signora in giallo [Murder, She Wrote, creata da Peter S. Fischer, Richard Levinson e William Link, 1984-1996]. Penso di essere il prodotto delle esperienze della mia generazione, che coprono gli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Quindi è naturale che le mie idee si ispirino a quei tempi. E in quel contesto, credo che abbiano avuto un impatto positivo.
All’epoca, molti registi hanno realizzato cose straordinarie. Hanno celebrato i corpi delle donne e trasformato le qualità femminili in qualcosa di forte, mascolino e indimenticabile. Ci sono momenti nei film del genere thriller erotico che rimangono per sempre con lo spettatore perché lo colpiscono nel profondo. Voglio preservare tutto questo.
Quando affronto un progetto, spesso mi chiedo come dialogare con lo zeitgeist per riuscire a soddisfare tutti gli spettatori, a prescindere dal loro genere. Ho un punto di vista molto femminile, ma cerco sempre di tenere a mente ciò che gli uomini apprezzano. Vorrei creare qualcosa che spero sia avvincente quanto film come Drive [id., Nicolas Winding Refn, 2011] e The Gentlemen [id., Guy Ritchie, 2019]. Non voglio che la questione del genere del regista sia importante. In realtà vorrei dimostrare che non importa se dietro la macchina da presa si trovi un uomo o una donna; ciò che conta veramente è avere una visione personale della forma cinematografica, qualcosa che al momento è poco comune. Credo che la forma cinematografica possa essere molto più ricca e diversificata di quanto lo sia attualmente. Quindi, indipendentemente dalla presenza di una regista donna dietro la macchina da presa, spero che gli spettatori, dopo aver visto un film originale, pensino: “Era necessario; è diverso ma in modo positivo”. Vorrei che sostenessimo di più le voci provenienti da culture e contesti sociali diversi. Non si tratta soltanto di una questione di genere.
Negli ultimi vent’anni il thriller erotico sembrava essere scomparso dai radar del grande pubblico. A cosa è dovuta a tuo parere questa progressiva marginalizzazione? E a cosa è dovuta, invece, la timida rinascita del genere negli ultimi anni?
Come potete immaginare, la rivoluzione dello streaming ha cambiato molte cose. In passato, abbiamo avuto la rivoluzione del dot-com, e ora ci troviamo nel bel mezzo delle content wars. Oggi c’è una quantità incredibile di contenuti. Ma lo streaming ha aperto il mondo del cinema in modi mai visti prima. Penso al mio viaggio in Vietnam e a tutti quei villaggi che ho visitato. Le donne lì guardavano film sui loro telefoni perché potevano semplicemente accedere all’app di Netflix e vedere tutto nella loro lingua. Altrimenti, come avrebbero potuto guardare un film? Non ci sono cinema nelle vicinanze. Mi fa piacere che donne come loro possano vedere film come Illusioni mortali o Blunt. È incredibile che possano capire i miei film nonostante enormi differenze culturali – di fatto parliamo la stessa lingua. Inoltre credo che il mio pubblico di riferimento sia sempre in movimento. Sono mamme, assistenti familiari o donne che gestiscono i loro villaggi. Andare al cinema è una rarità quando la vita scorre così veloce e si desidera solo rilassarsi e divertirsi.
Penso che il genere thriller erotico sia scomparso perché le persone che mettono i soldi per realizzare quel che vediamo hanno deciso così. Economicamente non aveva più senso. Ma ora, con la rivoluzione dello streaming e tutto il resto, ha di nuovo senso. Torniamo a quanto dicevo prima sul fatto che siamo un po’ chiusi nel nostro piccolo mondo qui negli Stati Uniti, specialmente in termini di sessualità. Se si guardano i numeri di Illusioni mortali, si scopre che è grazie al resto del mondo che il film, non appena è uscito, è finito subito al primo posto della classifica delle opere più viste di Netflix, e lo è rimasto per una decina di giorni… C’è una grande richiesta per questo tipo di contenuti. Il pubblico non vuole solo film d’azione.
Penso che dobbiamo prestare attenzione a questi numeri e capire che il cinema è una forma d’arte universale. Illusioni mortali ha raggiunto gli spettatori di tutto il mondo, indipendentemente dalla loro provenienza.
Hai visto i thriller erotici usciti negli ultimi due anni in sala e in streaming? Pensiamo soprattutto a Fatale – Doppio inganno [Fatale, Deon Taylor, 2020], The Voyeurs [id., Michael Mohan, 2021], Acque profonde [Deep Water, Adrian Lyne, 2022] e Out of the Blue [id., Neil LaBute, 2022].
Chi fa parte del cast di Out of the Blue?
Il figlio di Jack Nicholson, Ray, e Diane Kruger.
Oh, devo vederlo. Comunque, ho amato il film con Ben Affleck. Ho adorato Acque profonde. L’ho apprezzato molto. Mi è piaciuto anche The Voyeurs. Mi ha divertito molto. Il sound designer di Illusioni mortali ha lavorato anche a The Voyeurs. Cos’altro è uscito?
Includeresti i film della trilogia 365 giorni [365 dni, Barbara Białowąs, Tomasz Mandes, 2020-2023] nel genere thriller erotico?
Sono film totalmente diversi da The Voyeurs e Acque profonde. Ma penso siano fantastici perché stimolano le donne. Celebrano la sessualità. E non si vergognano.
Pensi che la trilogia privilegi lo sguardo femminile e che sia pensata per un pubblico composto prevalentemente da donne?
Sono sicura che piaccia anche agli uomini. Personalmente l’ho amato. Per me, è come un buon vino. Mi ha permesso di rilassarmi e staccare la spina. L’ho amato, l’ho apprezzato. Credo che ne abbiano fatti tre adesso. Più che thriller sono film sentimentali.
Un frame del thriller erotico sentimentale 365 giorni – Adesso [365 Days: This Day, 2022]
È incredibile pensare che tutto questo sia successo solo negli ultimi tre o quattro anni. È incredibile. Ora che ci penso, ieri sera ero su Netflix e c’era una nuova categoria: “film thriller sensuali”.
Davvero?
Sì, hanno messo tutti i noir, i thriller psicosessuali e i mystery thriller in un’unica grande categoria. Qualsiasi cosa possa essere attraente per le donne, la etichettano come thriller erotico. Va bene, suppongo. All’interno del genere, ci sono vari sottogeneri.
La categoria “Film thriller sensuali” su Netflix
Tuttavia, ho notato che questi film sembrano avere qualcosa in comune. Ad esempio, sono stati accolti negativamente dalla critica.
Proprio a questo riguardo, cosa ne pensi dello scarso “rispetto” che critici professionisti e pubblico hanno avuto e hanno tutt’ora nei confronti del genere thriller erotico? Quasi tutti i thriller erotici usciti negli ultimi anni hanno ricevuto un punteggio molto basso su Rotten Tomatoes.
Credo che la maggior parte dei critici siano uomini. Per loro può essere difficile apprezzare appieno un genere così provocatorio. Immagino che ritenere questo genere di cinema autentica arte sia spesso visto con disapprovazione, a causa dei suoi elementi pulp. I thriller erotici sono spesso etichettati come scadenti. Nessuno desidera elogiare qualcosa che, a prima vista, sembri scadente o pensato per provocare una reazione.
Quindi, suppongo che sia per questo motivo che sto realizzando questi thriller erotici rompicapo. Voglio sfidare il pregiudizio secondo cui i thriller erotici sono scadenti. In realtà, si tratta di un genere raffinato e intelligente. Credo che quanto più accettiamo la nostra sessualità, tanto migliore sarà il mondo. Si tratta di onorare ciò che Dio ci ha dato. Dobbiamo imparare a godere della vita senza vergognarcene. E, sapete, queste riflessioni provengono da qualcuno che è cresciuto negli Stati Uniti, confrontando ciò che ho osservato tra i miei amici e ciò che ho visto in altri paesi.
Pensi che vedremo ancora budget importanti e grandi star dedicarsi a thriller erotici pensati per la sala, come accaduto negli anni Novanta?
Credo che i registi debbano adeguarsi alle attuali condizioni economiche dell’arte cinematografica. Anche perché le grandi opere d’arte possono essere create con qualsiasi mezzo. Un artista può mettere in campo la sua ingegnosità creativa per trasformare il nulla in oro. La bellezza dell’arte risiede nella sua vasta portata e nelle infinite possibilità che offre.
Con il passare del tempo, non vedo l’arte del cinema scomparire. Anzi, penso che i cinema casalinghi diventeranno sempre più comuni. Tuttavia, ciò non significa che i cinema tradizionali scompariranno. Offrono un’esperienza diversa. Pertanto, all’interno di questo quadro economico, è necessario adattarsi.
Per quanto mi riguarda, la situazione attuale significa che produrrò un film ogni anno, probabilmente per i prossimi dieci anni. È uno spazio piacevole in cui lavorare e offre opportunità costanti. Inoltre, posso realizzare questi film a costi molto bassi e collaborare con artisti brillanti desiderosi di divertirsi mentre creiamo la nostra arte.
Ma ciò non significa che non voglia realizzare un grande film di uno studio cinematografico importante. Sarei entusiasta se Disney, Paramount, Warner Brothers o un qualsiasi grande studio si avvicinasse a me con un progetto e un budget di 40 milioni. Direi: «Sì, per favore». O anche 100 milioni. «Grazie, accetto». Ma non posso controllare quella situazione, quindi continuerò a lavorare nello spazio che posso gestire.
Torniamo a Illusioni mortali. Quali erano le tue idee riguardo allo stile visivo del film?
Vedo la realizzazione di un film come comporre una canzone, con i suoi alti e bassi. Mi chiedo: come si fa a mantenere il pubblico coinvolto? Mi piace catturarlo, attirarlo e mantenere la sua attenzione fino a quando la canzone finisce. E poi, improvvisamente, la canzone è finita. Per raggiungere questo obiettivo, utilizzo molta musica. Impiego anche una Steadicam. Stavo analizzando l’ultimo film della serie 365 giorni, e ho notato che praticamente ogni inquadratura nel film era realizzata con una Steadicam.
Quindi, è solo una questione di stile. In Blunt, utilizziamo lo zoom, che era popolare negli anni Settanta e Ottanta. Sono felice che lo zoom stia tornando di moda. È davvero divertente da utilizzare.
La critica ha sempre avuto un rapporto complicato coi thriller erotici, condannando il genere soprattutto da un punto di vista ideologico. Ancora oggi capita di leggere che Attrazione fatale «è contrassegnato da un’ideologia schifosa» (Allison P. Davis su Vulture). A tuo parere film come Attrazione fatale, Proposta indecente [Indecent Proposal, Adrian Lyne, 1993] e Basic Instinct [id., Paul Verhoeven, 1992] sono davvero “inaccettabili” oggi? Abbiamo davvero bisogno di un remake “femminista” di Attrazione fatale?
Penso di sì. È una domanda interessante. Apprezzo molto quei classici del thriller erotico. Anche se, quando li rivedo, penso che nessuno di loro potrebbe essere realizzato nel mondo del post #MeToo. Ci sono alcune scene imbarazzanti qua e là, ma non li biasimo: erano il frutto del loro tempo. Il contrasto con l’attualità è sorprendente, soprattutto alla luce della pandemia e del movimento #MeToo. Quindi sì, penso che sia giunto il momento di rinnovarli e sarei entusiasta di far parte del gruppo di registi che sta spingendo per il cambiamento. Credo ci sia spazio per molte nuove voci.
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