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Iniziamo con The Voyeurs [id., 2021]. Su Letterboxd hai compilato una lista di film che ti hanno ispirato. Quasi tutti sono identificabili con un genere preciso – il thriller erotico – e un particolare periodo storico a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Duemila. Tuttavia, ci sembra che anche il cinema di Alfred Hitchcock abbia esercitato una certa influenza su di te. Tra questi due mondi cinematografici, quale è stato maggiormente determinante nella realizzazione di The Voyeurs?

Forse dovrei cominciare raccontando come è nata l’idea del film.

Un pomeriggio ero andato a trovare il mio amico Chris nel suo nuovo appartamento sulla 6th & Main a Los Angeles, dove aveva appena traslocato insieme alla sua ragazza. Era meraviglioso: un enorme loft aperto con finestre gigantesche che si affacciavano su un edificio simile dall’altra parte della strada.

Mentre ammiravo il panorama, non ho potuto fare a meno di notare tutti i suoi vicini in bella mostra. E tra di loro hanno catturato la mia attenzione due giovani, un uomo e una donna, che si rilassavano, completamente nudi, nel loro appartamento. Ricordo che il ragazzo, imperturbabile, si stava preparando una tazza di tè, con la sua erezione in bella vista.

In quel momento, mi chiesi, semplicemente: “Vogliono che li guardi?”.

La storia di The Voyeurs è arrivata poco tempo dopo.

Era un periodo in cui stavo letteralmente divorando quello che chiamo con affetto il “genere perduto” dei thriller erotici. Dopo aver diretto diversi cortometraggi a sfondo sessuale, ero alla ricerca d’ispirazione. Scoprire questi film mi ha convinto a mettere alla prova le mie capacità di narratore di storie, spingendomi a costruire un’opera di più ampio respiro.

È importante che i lettori della vostra rivista siano tutti d’accordo sul significato dell’espressione “thriller erotico”. Alcuni, infatti, potrebbero attribuirla a neo-noir bollenti come Basic Instinct [id., Paul Verhoeven, 1992] o Brivido caldo [Body Heat, Lawrence Kasdan, 1981]: film che si contraddistinguono per i dialoghi brillanti, il camerawork sofisticato e le scene di sesso che sembrano appartenere esclusivamente al mondo del cinema.

basic instinct

body heatI neo-noir bollenti: Basic Instinct e Brivido caldo.

Altri, invece, potrebbero pensare a thriller in cui una persona ordinaria sembra essere uscita dall’inferno, come la babysitter de La mano sulla culla [The Hand that Rocks the Cradle, Curtis Hanson, 1992] o la coinquilina di Inserzione pericolosa [Single White Female, Barbet Schroeder, 1992]. Questi film solitamente vedono uno sconosciuto irrompere inaspettatamente nella vita di un innocente, per poi distruggere astutamente le sue relazioni una dopo l’altra.

the hand that rocks the cradle

single white femaleI thriller in cui una persona della vita di tutti i giorni sembra essere uscita dall’inferno: La mano sulla culla e Inserzione pericolosa.

Ma il sottosottogenere che mi interessa di più è quello che definisco “dilemmi morali infuocati”. In questi film, persone comuni si trovano di fronte a opportunità illecite che potrebbe cambiare per sempre le loro vite. Adrian Lyne è il maestro di questo genere di film, avendo diretto Proposta indecente [Indecent Proposal, 1993], L’amore infedele – Unfaithful [Unfaithful, 2002] e Attrazione fatale [Fatal Attraction, 1987] – quest’ultimo ha addirittura ottenuto la nomination agli Oscar come miglior film, anche se spesso viene dimenticato.

indecent proposal lyne

unfaithful

fatal attractionUn sottosottogenere: i film incentrati su “dilemmi morali infuocati” come Proposta indecente, L’amore infedele – Unfaithful e Attrazione fatale.

Amo questi film per diversi motivi. C’è la realizzazione dei desideri. Ci sono dei rischi in gioco. Ci sono personaggi con cui è facile identificarsi. C’è il sesso, quasi sempre proibito. Ma, soprattutto, sono così incredibilmente divertenti da discutere. Alla fine della visione si sviluppano opinioni così forti su ciò che i personaggi avrebbero dovuto fare che non vedi l’ora di argomentare la tua idea con i tuoi amici.

Proprio per questo motivo, questi film resistono alla prova del tempo. La prossima volta che vi trovate a una cena, provate a chiedere agli altri invitati: “Voi accettereste di dormire con Robert Redford nel 1993 per un milione di dollari?” È ancora un’ottima base per una conversazione, e scommetto che potresti imparare qualcosa di nuovo sulle persone che vi sono sedute accanto.

Quindi ho iniziato ad analizzare attentamente la struttura di questi film, cercando di capire come riuscissero a trasformare premesse apparentemente ridicole in qualcosa di plausibile. In particolare, volevo capire come fosse calibrato il tono di questi film, il modo in cui erano capaci di affrontare temi estremamente oscuri senza mai perdere il loro potere di intrattenimento.

Allo stesso tempo, la storia che volevo scrivere presentava delle similitudini evidenti con quella de La finestra sul cortile [Rear Window, 1954], quindi ho deciso di riguardare il film di Alfred Hitchcock. Ho recuperato i miei appunti di quel giorno e ho trovato questo passaggio:

I migliori film di Hitchcock spingono il pubblico a porsi delle domande: dove sta andando la trama, chi è l’antagonista e perché, e quali sorprese ci riserveranno i prossimi colpi di scena? I film di Hitchcock sono abbastanza semplici da permetterci di tenere traccia di tutte queste domande nella nostra testa, ma abbastanza raffinati da stimolarci a elaborare idee personali mentre la storia si svolge. (Idee che, nel migliore dei casi, stiamo elaborando insieme al resto del pubblico).

Si tratta di un’esperienza di visione attiva, e ciò che la rende così appagante è che non solo proviamo piacere nel fare uno sforzo per cercare di risolvere un enigma, ma spesso il film ci regala una soddisfazione aggiuntiva sorprendendoci con soluzioni inaspettate.

Quindi, per rispondere alla vostra ultima domanda, per me è impossibile stabilire con certezza se i thriller erotici degli anni Ottanta-Novanta o il cinema di Hitchcock abbiano esercitato una maggiore influenza su di me, ma spero che la mia risposta illustri lo stato d’animo che mi ha accompagnato durante la creazione di The Voyeurs.

Credi che tutto il thriller erotico si configuri come una riflessione sull’atto di guardare? Pensi che le derive contemporanee del voyeurismo e, in particolare, la presenza dei social media possano offrire nuovi spunti al genere?

Film come Omicidio a luci rosse [Body Double, Brian De Palma, 1984] o Sliver [id., Philip Noyce, 1993] sono incentrati sul tema del voyeurismo, giusto? Tuttavia, non so se si possa dire lo stesso di tutti i thriller erotici. Prendiamo, per esempio, Seduzione pericolosa [Sea of Love, 1989], un film fantastico, interpretato alla perfezione da Ellen Barkin e Al Pacino. Lo stile visivo del regista, Harold Becker, rimane intenzionalmente classico, semplice ed essenziale. Per me, Seduzione pericolosa è più che altro un eccellente poliziesco, un film ricco di emozioni, piuttosto che una riflessione cinematografica sul modo in cui le persone vedono.

sea of loveIl thriller erotico Seduzione pericolosa è non tanto una riflessione cinematografica sul modo in cui le persone vedono, bensì un eccellente poliziesco.

Allo stesso tempo, il tema del voyeurismo è al centro del mio film, in cui i personaggi sono travolti da un desiderio carnale che li spinge a guardare ciò che è proibito. Con The Voyeurs, ho cercato di suscitare un simile desiderio nel pubblico. In collaborazione con Sydney Sweeney, abbiamo creato una narrazione che gradualmente svela il corpo di Pippa agli spettatori. Inizialmente, la guardiamo attraverso le tende di uno spogliatoio, poi la osserviamo attraverso una porta parzialmente chiusa mentre si spoglia. I primi 75 minuti del film fungono quasi da preliminari, e sono stati pensati con l’intenzione di stimolare il pubblico con un gioco di seduzione. 

the voyerus michael mohan intervista thriller eroticoL’inquadratura d’apertura di The Voyeurs: guardiamo Pippa attraverso le tende di uno spogliatoio.

Successivamente, osserviamo Pippa attraverso una porta parzialmente chiusa mentre si spoglia.

Ma quando finalmente Pippa si lascia andare ai suoi desideri interiori, noi spettatori facciamo lo stesso. Improvvisamente tutto diventa incredibilmente viscerale, il film sembra svolgersi in tempo reale, e la camera a mano ci fa sentire come se fossimo lì con Pippa e Seb [il fotografo del loft di fronte che lei spia e desidera, NdT]. Per molti, questa scena potrebbe sembrare eccessiva, ma è proprio questo il punto. Siamo in conflitto con i nostri stessi desideri di guardare questi due bellissimi esseri umani fare sesso sullo schermo, consapevoli che le circostanze che li hanno portati insieme sono estremamente problematiche [Pippa, infatti, ha involontariamente contribuito al suicidio della compagna di Seb, avendole rivelato i suoi numerosi tradimenti, NdT].

the voyeurs sydney sweeneyPippa si abbandona ai suoi desideri.

Da un punto di vista strettamente biologico, ciò che si verifica qui è l’attivazione simultanea di due parti del nostro cervello: l’amigdala, responsabile delle emozioni di eccitazione, e la corteccia cingolata anteriore, che ci fa provare paura. Questa combinazione crea nel pubblico la sensazione di una lussuria interrotta, tipica dell’esperienza di un voyeur.

Per quanto riguarda i social media, il nostro film potrebbe benissimo essere interpretato come un’allegoria per piattaforme come Instagram, in cui gli utenti sviluppano vere e proprie fascinazioni per estranei che lasciano spiare le proprie vite artificiosamente curate attraverso quelle che potremmo chiamare “finestre virtuali”. Questo aspetto ha reso il progetto del film estremamente urgente per me. Tuttavia, mi conforta il fatto di essere riuscito ad attingere a questi sentimenti contemporanei in modo tale che, anche se non si legge tra le righe, il film resta comunque un’esperienza divertente.

Detto ciò, mi sono interrogato anche sull’impatto potenziale del metaverso sulla sfera sessuale. Ad esempio, il sesso virtuale con uno sconosciuto sarà considerato tradimento? La presenza di un velo di anonimato nel metaverso renderà più facile l’esplorazione delle relazioni poliamorose da parte delle coppie? La violenza sessuale avrà lo stesso livello di attenzione e considerazione se questa non avviene nella vita reale? Tutte queste domande mi interessano molto, ma non so se sia possibile trasporle in un film in modo efficace.

Oggi il nostro rapporto col genere sembra essere cambiato. Sono diventati popolari punti di vista sul genere esplicitamente teorici (come, per esempio, Scream [id., Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, 2022] col genere horror o Matrix Resurrections [The Matrix Resurrections, Lana Wachowski, 2021] col genere sci-fi) oppure si sente la necessità di “elevare” il genere (di nuovo, pensiamo a quel che è successo recentemente con l’“elevated horror”). A noi sembra che il tuo lavoro presenti un approccio diverso, nonostante non manchi la consapevolezza di attingere a un ampio “deposito di tradizione”. Ci piacerebbe sapere il tuo punto di vista sulla questione.

Credo che sia impossibile fare un confronto. Mentre i film horror e di fantascienza esistono dal 1920, i thriller erotici sono esistiti solo per un breve periodo di tempo, principalmente tra il 1984 e il 2002. Alcuni lettori potrebbero non essere d’accordo, ma considero L’amore infedele – Unfaithful l’ultimo grande film prodotto da uno studio cinematografico che abbia abbracciato completamente la propria natura di thriller erotico.

Il mio obiettivo, dunque, non era elevare il genere. Volevo resuscitarlo dalla morte. E The Voyeurs rappresenta solo il primo passo in questa direzione.

Tuttavia, se c’era una cosa in cui dovevo riuscire, era proprio questa: ci sono troppe storie orribili di attori che si sono sentiti manipolati a uscire dalla propria comfort zone a causa della dinamica di potere presente sul set, specialmente nelle scene di sesso. Il mio obiettivo con The Voyeurs era stabilire un nuovo standard su come le produzioni gestiscono queste scene.

Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo dedicato un’enorme quantità di tempo alla preparazione e alla riflessione. In collaborazione con la mia intimacy coordinator Amanda Blumenthal, abbiamo adottato un approccio estremamente ponderato. Ciò ci ha permesso di creare scene che sullo schermo risultano sorprendenti e originali, mantenendo allo stesso tempo un ambiente sicuro e rispettoso per gli attori. Alla fine delle riprese, gli attori sono usciti dall’esperienza sentendosi rinvogoriti e potenziati dal loro lavoro.

Che questo venga considerato un'”elevazione” del genere sta ad altri decidere, ma essere in grado di costruire su questo risultato il mio prossimo lavoro è qualcosa di cui sono enormemente orgoglioso.

Negli ultimi vent’anni il thriller erotico sembrava essere scomparso dai radar del grande pubblico. A cosa è dovuta a tuo parere questa progressiva marginalizzazione? E a cosa è dovuta, invece, la timida rinascita del genere negli ultimi anni (il tuo film, ma anche Fatale – Doppio inganno [Fatale, Deon Taylor, 2020], Illusioni mortali [Deadly Illusions, Anna Elizabeth James, 2021], il franchise 365 giorni e il ritorno di Adrian Lyne con Acque profonde [Deep Water, 2022])? Pensi che il successo di show televisivi e miniserie dal contenuto sessuale sempre più esplicito (Euphoria [id., creata da Sam Levinson, 2019-in corso], Bridgerton [id., creata da Chris Van Dusen, 2020-in corso], The Idol [id., creata da Sam Levinson, Abel Tesfaye e Reza Fahim, 2023-in corso], ecc.) e le piattaforme streaming stiano agevolando il ritorno di una tipologia di film che aveva sì successo in sala ma ne aveva ancor più in seguito, come visione casalinga?

La scomparsa del thriller erotico è un argomento di cui mi viene spesso chiesto di parlare. Spero che Karina Longworth ne discuta nel suo podcast You Must Remember This (che tutti i vostri lettori dovrebbero ascoltare, è assolutamente illuminante). La sua opinione sarà sicuramente più documentata e approfondita rispetto alle mie speculazioni.

Tuttavia, visto che me lo avete chiesto, ho una teoria in merito. Nell’autunno del 1995, nonostante fosse un film brillantemente sovversivo, Showgirls [id., Paul Verhoeven, 1995] non ottenne il successo sperato dalla MGM. L’uscita di Showgirls fu seguita, 3 settimane dopo, da Jade [id., William Friedkin, 1995], che alla fine fece perdere soldi a Paramount. Immagino che per i dirigenti degli studi cinematografici potesse sembrare un rischio sostenere un altro film dello stesso genere. Forse avrebbero potuto fare un’eccezione per qualcuno il cui lavoro era stato indubbiamente ben accolto dal pubblico, come Adrian Lyne, che non a caso ha diretto L’amore infedele – Unfaithful sette anni dopo questi insuccessi. Ma in generale, probabilmente sembrava troppo rischioso. Questa è la mia teoria.

(Tuttavia, mi potreste subito contraddire, ricordando il successo di Sex Crimes – Giochi pericolosi [Wild Things, John McNaughton] nel 1998. Il film mi è sempre sembrato un miracolo bizzarro.)

jade linda fiorentino

showgirls Jade e Showgirls hanno ucciso il thriller erotico?

Al momento attuale, non considererei la fase in cui ci troviamo una “timida rinascita” del genere. Siamo appena all’inizio. Negli ultimi anni abbiamo potuto leggere numerosi e straordinari articoli dedicati al genere, scritti con cura e profondità, pubblicati su diverse riviste di rilievo. Un esempio è l’intera settimana di pubblicazioni che Vulture ha dedicato ai thriller erotici. I produttori più attenti ascoltano il podcast di Karina e hanno compreso l’importanza del genere. Fa parte dello Zeitgeist, dello spirito del tempo; è ciò che il pubblico desidera in questo momento. Inoltre, come avete giustamente osservato, la presenza di contenuti sessualmente espliciti in televisione rafforza ulteriormente questa tendenza.

Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato con la realizzazione di The Voyeurs, a partire dalla presentazione del pitch del film? Ci sono state richieste particolari da parte della produzione che hanno modificato la sceneggiatura? Alcune voci online parlano dell’esistenza di un director’s cut più esplicito…

Quando io e i miei produttori (Adam Hendricks e Greg Gilreath) cercavamo un finanziatore per il film, i thriller erotici non erano esattamente al centro dell’attenzione. Alcune persone molto intelligenti che leggevano la sceneggiatura avevano preoccupazioni sul fatto che il pubblico potesse essere respinto dalla sequenza in cui Pippa segue Seb a casa dal bar.

Con questa consapevolezza, abbiamo realizzato che era necessario fornire un contesto più ampio prima che nuove persone leggessero la sceneggiatura. Abbiamo dunque cominciato a organizzare incontri preliminari in cui presentavamo il pitch del film. Durante queste occasioni, ho avuto l’opportunità di esprimere con passione il motivo per cui ritenevo che il genere thriller erotico avesse bisogno di essere rivitalizzato e perché è così intrigante assistere a una relazione distruttiva tra due individui.

Successivamente, avrei raccontato loro la storia, permettendo loro di sentirla attraverso la voce di qualcuno che era entusiasta di raccontarla. Credo che raccontare una storia verbalmente sia molto più efficace e coinvolgente che semplicemente leggerla sulla pagina. L’entusiasmo è contagioso. Così, quando arrivavo alla sequenza in cui Pippa segue Seb a casa dal bar, gli ascoltatori erano finalmente eccitati all’idea di scoprire cosa sarebbe successo dopo, invece che essere respinti da essa.

A quel punto, subito dopo questo momento cruciale, proprio quando li avevo conquistati, smettevo di raccontare il film. Posavo la sceneggiatura sul tavolo, la riunione finiva con un vero e proprio cliffhanger e lasciavamo la stanza.

Si trattava di una mossa deliberatamente ironica, e tutti lo sapevano. Ma funzionava come esempio del tipo di divertimento scherzoso che volevo che il pubblico provasse quando avrebbe visto il film. Ancora più importante, dopo mesi di rifiuti, questa nuova strategia ha scatenato una guerra di offerte fra tre diverse case di produzione, permettendo al film di essere approvato piuttosto rapidamente.

Per quanto riguarda l’altra vostra domanda, le voci online sono errate. Questa è la mia versione del film, e abbiamo ottenuto una classificazione R la prima e unica volta che abbiamo sottoposto The Voyeurs all’MPAA.

L’impressione è che l’industria del cinema attuale non sia in linea col tipo di contenuti caratteristici del thriller erotico popolare a Hollywood negli anni Ottanta-Novanta, che era peraltro intrinsecamente eteronormativo. Si tratta di queste questioni particolarmente sentite dai produttori, e se sì come credi si possa evolvere il genere per essere maggiormente in linea coi tempi?

Sto facendo del mio meglio con tutte le mie forze. Una cosa che molti non sanno di me è che non mi identifico come eterosessuale. Non ne parlo molto perché ho sentimenti contrastanti su come l’apprezzamento di un film possa essere influenzato dalla percezione del pubblico riguardo alla vita privata del suo creatore. Il fatto di avere figli piccoli ha fatto sì che il tempo che in passato dedicavo all’introspezione venga ora impiegato nell’estrospezione, e non sono completamente sicuro di come definirmi nemmeno di fronte a me stesso. Ciò rende difficile definirmi agli altri. Ma, in ogni caso, mi sento attratto da persone di tutti i generi, e accettare questa verità mi ha regalato una vita migliore.

A proposito, ho una teoria un po’ complottista che mi piacerebbe condividere. Se il 21% della Generazione Z si identifica come queer, ma solo il 7% degli adulti delle altre generazioni lo fa, è ragionevole presumere che ci sia un gran numero di adulti che, almeno in parte, sono queer non dichiarati e che non riescono a riconoscere o conciliare questi sentimenti dentro di sé. Forse il cinema può accendere questa consapevolezza. In un momento estremamente autoindulgente di The Voyeurs, trasmetto un misterioso senso di attrazione dello stesso sesso in Pippa, di cui lei stessa forse non è consapevole, il tutto attraverso l’intimità astratta di un esame degli occhi. In questo film in particolare, ho voluto che fosse molto discreto, per evitare che potesse sembrare un’esca per attirare l’attenzione della comunità queer. Tuttavia, spero di andare oltre in futuro, parlando della strana verità nascosta dentro di me.

the voyeurs michael mohan intervista thriller eroticoUna scena di The Voyeurs: un misterioso senso di attrazione per lo stesso sesso provato da Pippa.

Come ho detto in precedenza, penso che coloro che hanno il potere stiano prestando attenzione ai desideri del pubblico. È solo una questione di tempo.

Come è stato accolto The Voyeurs dal pubblico? Pensi che esista ancora un numero consistente di spettatori interessati a vedere un thriller erotico?

Per quanto riguarda il tema delle visualizzazioni, posso confermare che la seguente affermazione è del tutto veritiera: Amazon ha organizzato una riunione per mostrarci alcuni “dati” sulle prestazioni del film durante i primi 28 giorni in cui era disponibile in streaming sulla piattaforma. Durante la presentazione, ci è stato mostrato un semplice powerpoint contenente una serie di quattro grafici a barre. Ogni grafico rappresentava un rettangolo che si estendeva verso l’alto, presumibilmente a rappresentare il pubblico che aveva visto il nostro film. In ognuno di questi grafici, il rettangolo era attraversato da una linea tratteggiata. Credo che rappresentasse le aspettative di Amazon nei confronti del film.

Non c’erano valori numerici su questi grafici a barre, né venivano forniti ulteriori riferimenti per contestualizzare le prestazioni del nostro film rispetto ad altri. Inoltre, non ci è stata comunicata la base su cui erano state stabilite o definite tali aspettative, ma apparentemente le abbiamo ampiamente superate.

Ho simpatia per i dirigenti delle case di produzione che devono partecipare a questa farsa kafkiana a causa del segreto che circonda il lavoro all’interno di un’azienda tecnologica. Tuttavia, come persona il cui lavoro consiste nel valutare l’autenticità di una performance, credo sinceramente che fossero tutti veramente felici per il successo ottenuto dal film. I miei produttori esecutivi in questo progetto, Jules Claassen, Julie Rapoport e Brandon Harris, hanno rischiato molto durante la pandemia. Spero che il successo del mio film possa dar loro la fiducia necessaria per prendere rischi simili in futuro.

Per quanto riguarda la tua seconda domanda, ho letto di recente uno studio che sostiene che il 52% degli uomini e il 48% delle donne in relazioni serie siano profondamente insoddisfatti della loro vita sessuale. Questo dato sembra essere in costante aumento sin dagli anni Duemila. Ho chiesto di recente ad Adrian Lyne se esiste una correlazione diretta tra questa statistica e il suo periodo di pausa dalla regia, e lui ha risposto semplicemente “sì”.

Anche se lo dico scherzando, ritengo che la rappresentazione dell’erotismo nel cinema mainstream, specialmente all’interno di un film divertente e leggero come il mio, possa risvegliare il desiderio sessuale nelle coppie che vivono una routine stagnante. Questa convinzione mi fa pensare che abbiamo bisogno di film di questo genere più che mai.

La critica ha sempre avuto un rapporto complicato coi thriller erotici, condannando il genere soprattutto da un punto di vista ideologico. Ancora oggi capita di leggere che Attrazione fatale «è contrassegnato da un’ideologia schifosa» (Allison P. Davis su Vulture). A tuo parere film come Attrazione fatale, Proposta indecente e Basic Instinct sono davvero “inaccettabili” oggi? Abbiamo davvero bisogno di un remake “femminista” di Attrazione fatale? Quanto è difficile per un autore girare un film che, per il genere a cui appartiene, deve necessariamente trattare temi quali il desiderio e le dinamiche di potere tra i generi con la consapevolezza che il suo film verrà poi vivisezionato dalla critica e dagli spettatori all’interno di un dibattito culturale sempre più polarizzato?

Si tratta di una serie complicata di domande che richiedono una risposta articolata; mi scuso in anticipo per la mancanza di brevità. Riguardo ai tre film che avete menzionato, ho un’opinione diversa per ognuno di essi e quindi li affronterò separatamente.

Per quanto riguarda Attrazione fatale, la questione è particolarmente complessa. Mi sembra di ricordare che Glenn Close abbia espresso preoccupazione per il modo in cui il pubblico ha interpretato il suo personaggio, Alex Forrest, spesso etichettandolo come una “psicopatica”, quando in realtà l’attrice aveva intenzione di rappresentare un personaggio affetto da gravi disturbi mentali. La sua performance è straordinaria e l’evoluzione del personaggio di Alex è delineata in modo impeccabile, tanto che quando decide poeticamente di togliersi la vita alla fine della storia, il gesto risulta sorprendente e, allo stesso tempo, sembra inevitabile.

Eppure non è quello che accade. Alex non si suicida alla fine della storia.

Dopo che la conclusione originale non ha riscosso successo presso il pubblico durante vari test screening, è stato girato un nuovo finale in cui Alex assume un ruolo più attivo nel terrorizzare la famiglia del personaggio interpretato da Michael Douglas. Nell’ultimo atto, il personaggio di Alex si trasforma quasi in un cattivo da film slasher, risorgendo in piedi dopo essere stata affogata, quasi come se tornasse in vita dal regno dei morti, in un modo simile a Michael Myers della serie Halloween, solo per essere colpita mortalmente al petto dal personaggio interpretato da Anne Archer. Persino la colonna sonora sembra provenire da un film horror, trattando il personaggio di Alex come il mostro che Glenn Close aveva cercato attivamente di evitare di rappresentare.

fatal attraction psychoNei momenti finali di Attrazione fatale, Alex si trasforma in un cattivo alla Michael Myers.

Trovo molto interessante il dibattito contemporaneo che si sta sviluppando attorno all’accettabilità di questo film. Durante una recente proiezione pubblica, ho notato che la maggior parte degli spettatori ha applaudito quando Alex viene uccisa. Anche io ho partecipato a quegli applausi, principalmente per il fatto che trovo coraggioso privilegiare così apertamente l’intrattenimento a discapito della realtà.

Tuttavia, è legittimo chiedersi se trarre piacere dalla visione di una donna affetta da gravi disturbi mentali che viene uccisa a causa della sua malattia sia eticamente accettabile o meno. Personalmente, ritengo che sia particolarmente interessante notare questa dicotomia nel film e il fatto che il pubblico approvi il nuovo finale. Ciò rende Attrazione fatale ancora più affascinante.

Per quanto riguarda il remake, lo approvo. Non vedo l’ora di vederlo. Ho avuto la fortuna di lavorare con Lizzy Caplan in uno dei miei primi film, ed è una delle attrici più brave in circolazione. Non c’è dubbio che la sua interpretazione del personaggio sarà piena di sorprese e rivitalizzerà il genere.

Per quanto riguarda Proposta indecente, la mia opinione è piuttosto semplice. Nonostante il tema del film riguardi un uomo che adotta comportamenti problematici, penso che sarebbe sbagliato considerare il film stesso problematico per questo motivo. Soprattutto perché l’obiettivo del film è spingere il pubblico a riflettere sulla questione morale sollevata. Personalmente, continuo ad apprezzare il film e, onestamente, sarei interessato a realizzare un remake che affronti la storia da una prospettiva moderna.

Per quanto riguarda Basic Instinct, provo sentimenti contrastanti. C’è stato un periodo in cui non riuscivo a rivedere questo film a seguito delle dichiarazioni di Sharon Stone, che ha sostenuto che il primo piano della sua vagina è stato girato senza il suo consenso. Quindi il film stesso è un documento della violenza subita dall’attrice sul set.

basic instinct scena interrogatorio thriller erotico La famosa scena dell’interrogatorio di Basic Instinct.

Dopo aver letto le memorie di Sharon, sembra che lei abbia fatto pace con la scena in questione e sia molto orgogliosa di come la sua performance sia rimasta significativa nel corso del tempo. Di conseguenza, ho intenzione di rivedere il film prossimamente. Ma a differenza di Attrazione fatale e Proposta indecente, ammetto che Basic Instinct è un film che probabilmente non riuscirò mai ad apprezzare al 100%.

Con questa premessa un po’ prolissa, desidero sottolineare la mia convinzione che non possiamo fare generalizzazioni ampie su ogni film precedente del genere, poiché le voci dei registi coinvolti sono spesso uniche.

A proposito dei critici, dopo aver realizzato questo film, ho sviluppato un profondo livello di empatia nei loro confronti. Il loro lavoro è così importante, eppure spesso vengono messi in difficoltà. Il weekend in cui The Voyeurs è uscito ha coinciso con l’apertura del Toronto Film Festival, e abbiamo dovuto competere con film che avevano un budget di marketing molto più elevato come Malignant [id., James Wan, 2021], Il collezionista di carte [The Card Counter, Paul Schrader, 2021] e il film Netflix Kate [id., Cedric Nicolas-Troyan, 2021]. Quindi sono molto grato a tutte le persone che hanno coperto con attenzione il nostro film, dato che aveva una priorità inferiore quel weekend. Anche se alla fine abbiamo ottenuto un punteggio molto basso su Rotten Tomatoes, le persone che non hanno apprezzato il nostro film lo hanno fatto con così tanta passione che probabilmente hanno attirato l’attenzione di più spettatori.

Ma non penso che il ruolo della critica sia necessariamente negativo. Sto chiedendo al pubblico di dedicare due ore della propria vita a guardare un’opera d’arte che ho creato. Si tratta di un impegno significativo, pertanto è importante che i film siano in grado di funzionare come forma d’intrattenimento, oltre che come riflessione sul mondo in cui viviamo. Ciò richiede una maggiore attenzione nel raccontare storie provocatorie in modo empatico verso il pubblico che le riceverà.

In un certo senso anche The Voyeurs gioca con le convenzioni narrative, per esempio mettendo al centro della storia una giovane donna voyeur, Pippa (Sydney Sweeney), ossessionata dal fotografo Seb… Quanto consapevolezza c’è da parte tua nella scelta di realizzare un film incentrato su uno sguardo femminile anziché su uno maschile?

Per un istante ho pensato di invertire i generi, ma ho subito compreso che guardare un uomo ventenne desiderare la sua vicina di casa mi avrebbe fatto sentire a disagio.

the voyeurs michael mohanThe Voyeurs ruota intorno allo sguardo femminile di Pippa.

L’idea di definire lo sguardo a partire dal genere è qualcosa con cui ho difficoltà a relazionarmi al giorno d’oggi, anche perché sembra che stiamo ridefinendo il significato stesso dell’idea di genere. A parte questo, recentemente il mio medico mi ha diagnosticato un livello incredibilmente basso di testosterone, tanto che ho bisogno di integratori. Peraltro i miei film preferiti sulla mascolinità sono Point Break – Punto di rottura [Point Break, Kathryn Bigelow, 1991] e Old Joy [id., Kelly Reichardt, 2006]. Quindi, come persona queer poco conforme agli stereotipi di virilità che preferisce i film sugli uomini diretti da donne, non credo che sia accurato attribuire a me o ai miei personaggi tutti gli stereotipi associati allo sguardo maschile. Potete anche sollevare gli occhi al cielo, ma questo è il mio sguardo, e sono io il creatore dei mondi che rappresento.