Sils Maria: Il cinema come dolce ala della giovinezza

Per dieci anni sei venuto quassù alla mia caverna: saresti saturo della tua luce e di questo cammino senza di me, della mia aquila e del mio serpente. Noi però ti abbiamo atteso ogni mattino.
– Friedrich Nietzsche in Cosi parlò Zarathustra (1883)

Teatro e Cinema: un rapporto bidirezionale che poggia le sue basi sui concetti di realtà e finzione e in cui arte e vita sembrano rincorrersi in un circolo vizioso dal raggio infinito.
Sils Maria [Clouds of Sils Maria, 2014] di Olivier Assayas, facendo eco ad altri due recenti film, Maps To The Stars [id., 2014] di David Cronenberg e Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) [Birdman: Or (The Unexpected Virtue of Ignorance), 2014] di Alejandro González Iñárritu, indaga il concetto di celebrità all’interno della società dello spettacolo e identifica nel villaggio globale di Internet il medium ideale di amplificazione di questa popolarità. Ma Sils Maria si spinge molto oltre e regala al mezzo cinematografico la possibilità di rappresentare con effetti taumaturgici il reale proprio nel momento in cui si pensa di vedere semplicemente una messa in scena. La magia di Assayas consiste nell’accoppiare il significante cinematografico percettivo alla forma teatrale. In teatro l’azione, per quanto mimetica, è assunta da persone in carne e ossa, in uno spazio e tempo reali, sulla scena stessa in cui si trova il pubblico1; il significante immaginario è inscindibile dal significato reale di parole, frasi, atteggiamenti, paesaggi, ellissi, omissioni, sparizioni. Non è più Cinema d’intrattenimento che fa dimenticare di trovarsi dentro una sala per un paio di ore ma Arte che stabilisce il primato della realtà sulla illusione: proprio quando ti sembra stia mentendo, sta dicendo la verità.

Sils Maria si oppone al nichilismo dei film di Cronenberg e di Iñárritu (tutte le immagini sono state già viste, tutti i film sono stati già realizzati), e propone un percorso in cui l’Arte (il teatro, il cinema) ha un ruolo primario e taumaturgico. Non vi è nessuna fuga nel fuori campo (Birdman) oppure nella morte (Maps to the Stars): come scrive Bocchi, Sils Maria è «un film sulla vita e della vita. Un film che appartiene alla vita, alle sue dinamiche e al diritto a conoscerla. Un film-vita, sull’esercizio della vita e sul bisogno di averla, possederla, anche a costo di perderla.»2 

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Sopra: Maps to the Stars. Sotto: Birdman

Sin dalle prime immagini di Sils Maria ci si rende conto che il discorso di Assayas è una mise en abyme che tende a dimostrare la sua teoria per assurdo: maggiore è il grado di finzione scenica, maggiore è la percezione che le due attrici principali, Juliette Binoche e Kristen Stewart, siano una l’alter ego dell’altra, proiezioni di paura e desiderio. Paura di essere lesbica, desiderio di esserlo. Paura di non essere più giovane, desiderio di una maturità artistica e professionale che coincida con quella sentimentale. Paura di non essere al passo coi tempi, desiderio di affermare la propria identità proprio contro la società dello spettacolo.

L’inizio del film in treno pone le due donne subito uno di fronte all’altra nello scompartimento: nel campo-controcampo le immagini sembrano una il riflesso dell’altra, come se Valentine non fosse che la versione adolescente di Maria, l’eterno ritorno dell’uguale citato da Nietzsche nell’incipit del suo Così Parlò Zarathustra.

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Qualche critico ha evocato le ascendenze bergmaniane (Persona [id., 1966]) del rapporto tra le due e anche una citazione dell’Eva contro Eva [All about Eve, 1950] di Mankiewicz3, ma nel momento in cui la morte irrompe nel campo di sguardo delle due donne sentiamo che lentamente si vanno ad amplificare le differenze, proprio perché Maria tende a rifiutare l’immagine giovanile di sé, ovvero Valentine, come se si vedesse rappresentata in un “tableau vivant”.

Questa confusione tra arte e vita si percepisce maggiormente nelle scene in cui le due donne provano l’opera teatrale Moloya Snake del drammaturgo Wilhelm Melchior, in cui la soggettività dell’autore e dell’interprete possono cambiare radicalmente il punto di vista su un’opera. Il gioco di riflessi di Sils Maria diventa extratestuale: «Maria – scrive Luca Pacilio su Gli Spietati – è, infatti, come Juliette Binoche, un’attrice europea che ha avuto successo ad Hollywood, divisa tra teatro, film d’autore e blockbuster; come lei è un’icona celebrata della bellezza (lo shooting fotografico per Chanel che richiama la campagna Lancôme di cui Binoche è stata testimonial). Kristen Stewart (meravigliosa), che interpreta Valentine, è anche, in tutta evidenza, la nota interprete di Twilight [id., 2008] riflessa nel personaggio della reginetta del mainstream Jo-Ann (qui impersonata dalla Chloë Grace Moretz di Kick-Ass [id., 2010]), chiamata a ricoprire il ruolo della giovane manipolatrice, che fu di Maria.»4

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Assayas non ha bisogno di mostri digitali e di supereroi lievitanti come Iñárritu in Birdman: coerentemente con il suo assunto iniziale gira in 35mm e relega allo schermo di un computer e in una sala cinematografica i richiami ai blockbuster hollywoodiani, parodizzati in una sequenza cruciale: le due donne, infatti, cominciano a separarsi definitivamente proprio nel momento in cui rivelano il diverso atteggiamento nei confronti dei moderni prodotti di intrattenimento.

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A proposito di questa sequenza, Pacilio sottolinea che si tratta di momento fondamentale di Sils Maria «per come riesce a dialogare con tutti i livelli e i temi del film, mettendo a confronto non solo i personaggi, separati dal gap generazionale, ma anche le attrici Binoche e Stewart come simboli viventi di un certo tipo di proposta cinematografica (la scena del bagno nel lago ripropone latamente la contrapposizione: l’attrice europea disposta alla nudità frontale, quella americana in mutande e reggiseno). L’inevitabile incontro con la giovane diva emergente costringe Maria a confrontarsi con il presente, ad ammettere a se stessa di non essere più la giovane Sigrid del suo esordio, di essere oramai percepita come la donna matura che è diventata, l’interprete ideale dell’altra protagonista, Helena.»5 Un momento di lucidità, la sequenza al cinema di Sils Maria, che ricorda, con le dovute differenze, quello del Teatro Silencio di Mulholland Drive [Mulholland Dr., 2001].

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Sopra: Sils Maria. Sotto: Mulholland Drive

Alla verbosità di certi passaggi che riflettono la contrapposizione tra l’attrice francese Maria e la sua assistente americana Valentina con i rispettivi alter ego Sigrid ed Helena (intercambiabili), Assayas astutamente propone il Canone in Re Maggiore (1680) di Johann Pachelbel a commento delle immagini incantate dei paesaggi montuosi di Sils Maria. Il fenomeno atmosferico denominato il “Serpente del Maloja” (filmato per la prima volta da Arnold Fanck nel 1924) è l’insinuarsi veloce e strisciante di un cilindro di nubi nella stretta valle dell’Alta Engadina verso i paesi di Silvaplana, St Moritz, Sils Maria. Il fantasma del passato penetra rapidamente nella mente di Maria nel momento in cui viene a mancare la figura genitoriale surrogata (lo scrittore morto suicida) e la figura sentimentale vicariante Valentina, la proiezione lesbica di un desiderio latente e mai riconosciuto.

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Il serpente di Moloja è la tempesta psichica in arrivo nel momento del crollo di tutte le stampelle di autostima costruite sull’artificio e la falsità. È anch’essa un eterno ritorno.

La disistima porta un atteggiamento ambivalente: da una parte la necessità di essere ancora adulata e considerata soggetto speciale, dall’altra la certezza che il tempo trascorso ha cambiato osservato e osservatore, oltre che lo sfondo e i rumori fuori scena. Questa non accettazione di sé è alla base della deriva esistenziale di Maria che, tutta concentrata sulla propria affermazione professionale, non si accorge dell’importanza del sentimento nascente per l’assistente Valentina, frustrata e castrata dall’indole tirannica di una diva che porta sempre una maschera come protezione.

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Assayas è perfetto nel creare un quadrilatero vizioso con vertici Sigrid, Helena, Maria e Valentina, ribaltando le posizioni di potere. La crudeltà di Sigrid è quella di chi conduce il gioco, di chi ama di meno e quindi si trova in posizione di dominanza su Helena, innamorata di lei e quindi in evidente stato di fragilità. Maria Enders che vent’anni prima aveva interpretato il ruolo di Sigrid, adesso è costretta dall’anagrafe a indossare i panni di Helena, ma continua testardamente a negare la purezza del sentimento di Helena, la ridicolizza, la fa sembrare isterica, la ipertrofizza per disinnescare il potenziale sovversivo di un rapporto sado-masochistico omosessuale. Valentina cerca di riportare Maria dentro il personaggio, la coccola, la guida verso i sentieri tortuosi di Sils Maria insegnandole a studiare la mappa (to the stars) e a non perdersi (Maria aveva qualche giorno prima sbagliato sentiero finendo dalla parte opposta); la ragazza vuole evitare di essere il punch ball delle gelosie dell’attrice, recide il cordone ombelicale provando una fuga e finendo nella nebbia dell’Alto Adige, la indottrina sui film di fantascienza provando a cercare un filo conduttore, la avverte sulle bugie dei falsi ammiratori.

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Altro personaggio che fa da detonatore a questa situazione tensiva è Jo Ann Ellis (interpretata magnificamente da Chloe Grace Moretz), starlette dei nostri tempi con particolare propensione allo scandalo e all’autopromozione pubblicitaria. Assayas descrive con arguzia il rapporto di Jo-Ann con il fidanzato Chris, ammogliato e ammiratore della musica settecentesca di Hendel. Jo-Ann prova ad imporre anche a Chris il modello gossipparo e lo trascina dentro un melodrammone che richiama gli eccessi voyeuristici dei mass media.

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L’asimmetria nella relazione tra Jo-Ann e Chris è simile a quella tra Maria e Valentina. Maria non si accorge dell’abuso della sua posizione di dominanza e continua a vampirizzare chi le sta accanto, lo contraddice, gli sputa la birra in faccia, irride e deride, con quell’aria di snobismo che sottende una grande confusione e fragilità delle proprie idee. Il suo mentore ha fatto con lei quello che lei adesso sta sperimentando con Valentina. Ma è la variabile tempo a fare cambiare i punti di vista: todo cambia. Cambiano le mode, i mezzi di comunicazione, la violazione della privacy dei paparazzi, lo sguardo indagatore e pruriginoso del giornalismo televisivo, gli allestimenti teatrali. Qualcuno si adegua e cerca di trarne il meglio (Valentine), qualcun altro rifiuta in blocco e non scende a compromessi (il regista Urs alla sua opera prima non ne vuole sapere di starlette viziate e vuote). La scelta contraddittoria di Maria di stare nel mezzo senza lasciarsi andare è suicida: affascinata da un mondo che la sta silenziosamente mettendo ai margini, quasi come fosse trasparente (la scena nel sotto finale in limousine dove Maria assomiglia a un inutile optional), non ha il coraggio di rimanere sui suoi principi e nel tentativo di aderire a un’immagine di successo della moderna società dello spettacolo, letteralmente si volatilizza anche lei.

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In una sequenza soltanto Maria accenna una (patetica) ribellione. Nel prefinale di Sils Maria, Maria e Jo-Ann stanno provando una scena chiave dell’opera teatrale. È il momento in cui Helena viene umiliata da Sigrid, in cui viene sancito il dominio della mefistofelica ragazza. Lo spettatore non vede le prove della scena, che vengono lasciate intelligentemente fuori campo da Assayas, ma la discussione che segue tra Maria e Jo-Ann:

“Hai presente quella scena all’inizio del terzo atto dove mi dici di volertene andare e io mi metto in ginocchio e ti supplico di rimanere? Te ne vai via senza nemmeno guardarmi, come se nemmeno esistessi. Non potresti fermarti un secondo di più?”

È in questo momento che «tutto il gioco di rimandi collassa». Maria chiede «un secondo di più, o un semplice sguardo. Che non renderà lo scorrere del tempo e dell’invecchiamento meno crudele o inesorabile, ma che quanto meno lo marcherà simbolicamente.»6 Maria, però, non è ancora del tutto consapevole del potere taumaturgico dell’Arte, capace di fermare il tempo.

Tutto continua a scorrere rapidamente, come il fiume di nubi di Sils Maria. Adesso è proprio Maria Enders a trovarsi ai lati dell’interesse di Klaus. Ipad, cellulari, google: tutto rimanda alla feticizzazione del nulla, il vuoto eretto a sistema di proiezione immaginifica. Ma se il divo protagonista di Birdman usciva da questo circolo vizioso grazie a un finale fantastico, irreale (e ambiguamente autoassolutorio), Sils Maria non concede nessuna facile soluzione alla sua protagonista. Tutto scorre e sembra di non capire più il proprio tempo, di esserne ai margini, espulso come un corpo estraneo ingombrante. Sparire come Anna (Lea Massari) ne L’Avventura [id., Michelangelo Antonioni, 1960]? Fare come il protagonista di Birdman? Lasciare l’opera e ritornare nella propria maschera in atteggiamento difensivo? Perdere la vita in un incidente automobilistico tra le nebbie di Sils Maria? Morire suicida come il proprio mentore sotto la natura indifferente delle Alpi Svizzere?

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Le sequenze della sparizione di Anna (L’Avventura, a sinistra) e Valentine (Sils Maria, a destra) a confronto7

Ma c’è un sussulto di consapevolezza, che arriva dopo la sequenza cruciale in cui Maria implora Jo-Ann di guardarla un istante prima che il sipario cali. Un giovane regista, la serata della prima, ricorda a Maria che ci sono cose che trascendono il concetto di tempo. L’abbozzo di sorriso di Maria in una immagine moltiplicata allo specchio è la risalita verso un sereno percorso di coscienza. Il Cinema è l’eterno ritorno, la dolce ala della giovinezza su cui fermare il tempo.

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«Ogni grande opera d’arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l’eternità.»
Daniel Barenboim.

  

NOTE

1. Christian Metz, Cinema e Psicanalisi, Marsilio, Venezia, 1980.

2. Pier Maria Bocchi, CineforumWeb, http://www.cineforum.it/FocusesTexts/view/Sils_Maria.

3. Luca Pacilio, Gli Spietati, http://www.spietati.it/z_scheda_dett_film.asp?idFilm=5409.

4. Ibidem.

5. Ibidem.  

6. Pietro Bianchi, Internazionale, http://www.internazionale.it/opinione/pietro-bianchi/2014/12/31/il-cinema-migliore-attraverso-le-scene-migliori-dell-anno

7. http://clamourclamour.tumblr.com/image/114457857232

 

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