In un universo mediale reticolare e caleidoscopico, sempre più incline ad accogliere riflessioni su se stesso in film e serie tv di largo consumo1, non sorprende che Hollywood abbia ritenuto di poter trovare terreno fertile per proseguire e, nello stesso tempo, rilanciare uno dei franchise horror più redditizi di sempre, Scream. La serie, diventata famosa per l’approccio autoconsapevole, autoironico e meta-cinematografico al genere, ha prodotto quattro film in un arco temporale di 15 anni, dal 1996 al 2011. In questi film, Sydney Prescott (Neve Campbell) e i suoi amici si ritrovano al centro di una serie di omicidi commessi da Ghostface, un assassino mascherato che utilizza le regole dei film horror per terrorizzarli e ucciderli uno ad uno. Il quinto capitolo del franchise, intitolato significativamente Scream [id., 2022] (da ora in poi Scream 5; ma l’omissione della numerazione, si vedrà, è tutt’altro che casuale), sarebbe dovuto uscire sul grande schermo del cinema in occasione del 25° anniversario del primo Scream [id., 1996] di Wes Craven. Del film del regista di Nightmare – Dal profondo della notte [A Nightmare on Elm Street, 1984] rappresenta non solo un omaggio dichiarato, come testimonia la dedica finale al suo regista, scomparso nel 2015, ma anche una sorta di remake, riadattamento, riscrittura.

scream 5 recensioneLa dedica a Wes Craven nei titoli di coda di Scream 5.

Un’operazione, in apparenza, non troppo lontana da quella di Scream 4 [id., 2011], nonostante l’assenza alla sceneggiatura di Kevin Williamson, per la prima volta solo produttore. In questo film i due serial killer comunicavano alla protagonista Sidney Prescott la loro intenzione di realizzare una sorta di remake del primo Stab, il film che, nell’universo diegetico del franchise, corrisponderebbe al nostro Scream. Tuttavia, tra l’ultimo film di Craven e Williamson e il suo seguito diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, c’è una differenza sostanziale. Mentre Scream 4 (il film meno redditizio del franchise) fa strage di quasi tutti i nuovi personaggi che introduce (i teenager interpretati da Emma Roberts, Hayden Panettiere e Rory Culkin), preservando il cast originale dei primi tre film, Scream 5 funge non solo da sequel ma anche e soprattutto da reboot per un franchise giudicato in crisi. Da qui la scelta, per il quinto capitolo della serie, di un titolo come Scream che, omettendo il numero “5”, sembra voler promettere allo spettatore un nuovo inizio, non diversamente da quanto fatto da un altro reboot-sequel recente, Halloween [id., 2018] di David Gordon Green.

scream 4Il giovane cast di Scream 4.

A partire dalle due sequenze-marchio di fabbrica del franchise, l’incipit e il segmento in cui le regole dei film horror vengono spiegate allo spettatore, vogliamo mostrare come Scream 5 sviluppi – e, in un certo senso, tradisca – la serie ideata da Craven e Williamson alla luce di alcune tendenze produttive degli ultimi anni.

Il contesto

Fra i momenti più riconoscibili del franchise di Scream, vi è senza dubbio la scena, ricorrente nei diversi film, che vede i protagonisti discutere gli omicidi del serial killer mascherato da Ghostface alla luce delle regole del genere horror. Questa scena-marchio di fabbrica, utile a stabilire (per poi sovvertire) le aspettative degli spettatori, non manca neppure in Scream 5. Mentre si chiedono perché Ghostface abbia scelto di attaccare la loro amica Tara (Jenna Ortega), un gruppo di nuovi protagonisti si lancia in quel tipo di dialogo che lo spettatore è ormai solito aspettarsi dal franchise, ricco di riferimenti ad altri film, alcuni dei quali sorprendenti, come ad esempio Cena con delitto – Knives Out [Knives Out, 2019]:

– Ricordate Stab dell’anno scorso?
– Si, quello diretto dal regista di Cena con delitto [Rian Johnson, NdR]. Mi è piaciuto.
– Certo, hai dei gusti terribili.
– Ti odio.
– Il punto è che i fan sfegatati di Stab lo odiano. Su 4Chan e Reddit parlano solo di quanto Stab 8 abbia rovinato la loro infanzia. Di quanto sia stato riempito di concetti sociali per elevarlo.

Da dove nasce questo dialogo che mette in primo piano la dimensione della ricezione? E perché viene citato un regista che non ha mai girato un film horror come Rian Johnson?

scream 5 recensioneIntertestualità transgenerazionale: il Blu-ray di Stab e l’immagine di Billy Loomis sullo sfondo, una delle attrici del requel di Scream in primo piano.

Nell’ultimo decennio le dispute delle fan community a proposito della fedeltà delle operazioni di riadattamento di vari “testi canonici” (dal franchise di Star Wars ai fumetti Marvel) hanno guadagnato una sempre maggiore visibilità, specialmente su social media come Twitter, Reddit e 4Chan. Queste dispute non vengono più relegate ai margini dei discorsi promozionali e della critica mainstream, ma vengono immediatamente messe a disposizione del pubblico, anche grazie agli articoli di testate che spesso operano una selezione dei commenti presenti sui social media per fare clickbait e rafforzare la propria agenda politica. Ad esempio, non è raro leggere online editoriali di giornalisti che selezionano i commenti presenti su Twitter per dimostrare l’incremento della tossicità dei gruppi di spettatori maschi bianchi ed eterosessuali che s’identificano politicamente con l’alt-right, che vedrebbero nei cambiamenti nel settore dell’entertainment la rappresentazione evidente della perdita del proprio capitale sociale, politico, culturale ed economico2.

scream toxic fandom«Siamo onesti: Star Wars non ha un problema col suo fandom, ma con i maschi bianchi che ne fanno parte.»

È nel contesto delle culture wars, le “guerre della cultura” che hanno dilaniato l’opinione pubblica USA nell’ultimo decennio, che sono stati inquadrati (e, parzialmente, demistificati dagli studiosi3) gli episodi di toxic fandom che hanno segnato la ricezione di alcuni dei film più importanti degli ultimi anni, come testimonia il caso di Star Wars: Gli ultimi Jedi [Star Wars: The Last Jedi, 2017], il film del franchise di Star Wars diretto proprio da Johnson. Se già col primo film della nuova trilogia Disney, Il risveglio della Forza [Star Wars: The Force Awakens, J. J. Abrams, 2015], si erano verificati “comportamenti tossici” online da parte di fan delusi dall’apertura del franchise al politically correct, la campagna di review bombing orchestrata da pagine e gruppi Facebook come “Star Wars Anti-Disney Pro-Canon” e “Down with Disney” che ha colpito Gli ultimi Jedi e gli episodi di cyberbullismo nei confronti dell’attrice Kelly Marie Tran, costretta ad abbandonare i social media dopo l’uscita del film, hanno portato buona parte della critica dei giornali a definire il fandom di Star Wars “tossico”, costruendo una narrazione tesa a identificare una minoranza di utenti digitali – siano essi fan, troll o esponenti dell’alt-right – con la maggior parte dei fan del franchise4.

Gli episodi di cyberbullismo hanno costretto gli autori di Star Wars a prendere posizione contro i “fan tossici” del franchise.

I discorsi delle fan community sono arrivati non solo sulle testate USA mainstream ma anche nell’universo di molti film contemporanei, qualcosa che Scream aveva, in un certo senso, anticipato, anche se è la prima volta che un film del franchise fa dei serial killer che impersonano Ghostface dei “fan tossici” del primo Stab delusi dai sequel a tal punto da volerne realizzare uno tutto loro.

A questo proposito, non sorprende che la scena citata sopra di Scream 5 chiami in causa una delle dispute che hanno segnato le fan community dei film horror negli ultimi anni:

– Che c’è di male negli “elevated horror”? Jordan Peele regna.
– Certo, ma non è Stab. I film come Stab sono dei banali slasher con un killer, punto.

Se nell’incipit di Scream 4 i protagonisti parlano in modo dispregiativo tanto del franchise splatter di Saw quanto dell’horror ludico e postmoderno alla ScreamIt’s been done to death, the whole self-aware, postmodern meta-shit!»), quasi a indicare una sorta d’impasse del genere, oggi l’interesse delle fan community è tutto rivolto verso un gruppo di film identificati col nome “elevated horror5, conosciuti anche col nome “gentrified horror” o “prestige horror”:

Invece di provare a vendere al pubblico quanto un film fosse “spaventoso” o “terrificante”, [con gli “elevated horror”] ci si è basati sul fatto che – a differenza di un “tipico” horror – fosse non solo “ben fatto” ma che possedesse anche un certo valore culturale6.

Che il dialogo sopra citato contrapponga la serie Stab all’“elevated horror” non è certo casuale. La principale novità di Scream 5 riguarda, infatti, l’operazione di rebranding del franchise alla luce della centralità dell’“elevated horror” nei discorsi promozionali e della critica mainstream. Complice l’influenza della Miramax di Bob e Harvey Weinstein sulla divisione indie Dimension, Scream è stato promosso come un “horror di qualità”, uno “slasher di prestigio” in un panorama cinematografico, quello degli anni Novanta, dominato da slasher dozzinali e ripetitivi7. Può essere interessante notare come alcuni dei commenti che oggi vengono riservati agli “elevated horror” siano stati riservati, all’epoca, al primo Scream, accusato dalle fan community di non essere un “vero horror”8. Sdoganata la componente postmoderna e ipercitazionista, Scream 5 sembra proporsi, al contrario, come un “vero horror”, come testimonia il suo incipit, il più sanguinoso del franchise.

Scream 5 si apre come il primo Scream: una ragazza si trova sola, a casa, quando il telefono incomincia a squillare.

scream telefono

Ironicamente, il primo gesto compiuto da Tara in Scream 5 consiste nel riattaccare immediatamente il telefono, non rispondendo così alla chiamata.

scream

A un certo punto, ovviamente, Tara dovrà rispondere al telefono. Ma a interessarci qui è soprattutto l’operazione di rebranding compiuta dai creatori di Scream 5; operazione che risulta particolarmente evidente da un breve scambio di battute fra Ghostface e Tara:

– Qual è il tuo film horror preferito?
Babadook, una bella introspezione sulla maternità e il lutto.
– Non è un po’ troppo cervellotico?
– È horror elevato.
– Cosa vuol dire “horror elevato”?
– Fa paura, ma affronta anche tematiche profonde. Non è il solito e banale scenario con continui colpi di scena.
– Mi sembra noioso. Hai visto Stab?

La scena che segue è, non a caso, una delle più violente dell’intero franchise: una volta fatta irruzione nell’abitazione di Tara, Ghostface dapprima le spezza una gamba, le trapassa la mano con un coltello da cucina e, infine, la pugnala ripetutamente sull’addome e alla schiena.

scream recensione

scream ghostface

L’incipit di Scream 5 ristabilisce e aggiorna l’identità del franchise: il film sarà un meta-horror divertente e sanguinoso; contrariamente agli “elevated horror”, sarà privo di “concetti sociali che lo elevino”, non affronterà “tematiche profonde”, e cercherà di avvincere lo spettatore attraverso una sceneggiatura ricca di colpi di scena. Il pubblico e la critica sembrano aver gradito: uscito in piena pandemia di COVID-19, Scream 5 è divenuto il secondo maggior successo commerciale del franchise, a dimostrazione della redditività delle operazioni di reboot nella Hollywood contemporanea.

Reboot, requel, legacyquel

Scream 5 esce negli anni in cui il box office USA è dominato dai franchise. Questo dominio comprende non solo produzioni blockbuster ma anche film a basso budget, come il sopra citato Halloween di Green9. Tra le strategie adottate Hollywood verso quei franchise che hanno un IP (intellectual property) popolare, la più significativa è la pratica del reboot, «una strategia standard dell’industria che permette agli studios di generare un senso di novità testuale che incoraggi il pubblico ad andare al cinema»10. Film come Batman Begins [id., Christopher Nolan, 2005], L’alba del pianeta delle scimmie [Rise of the Planet of the Apes, Rupert Wyatt, 2011] e The Amazing Spider-Man [id., Marc Webb, 2012] anticipano la tendenza contemporanea del reboot di franchise appartenenti a un passato recente, anche se è a partire dal 2015, nota Kathleen Loock, che la pratica diventa particolarmente popolare:

Film come Star Wars: Il risveglio della forza, Terminator Genisys [id., Alan Taylor, 2015] e Creed – Nato per combattere [Creed, Ryan Coogler, 2015] fanno affidamento al ritorno di personaggi (e attori) amati e di narrative ed elementi estetici riconoscibili dal passato del franchise per costruire un legame fra nuove generazioni di spettatori e storyline decennali.11

Il successo commerciale di film come Star Wars: Il risveglio della forza e Jurassic World [id., Colin Trevorrow, 2015], rispettivamente terzo e quarto incasso di tutti i tempi al termine dell’annata cinematografica, obbliga la critica mainstream e il pubblico a ricontestualizzare la pratica tutt’altro che nuova del reboot nello scenario mediale contemporaneo, facendo ricorso a due neologismi: “requel” e “legacyquel”. Il termine “requel”, che si riferisce a quei film che fungono sia da reboot che da sequel per un franchise, è divenuto popolare nel 2016, grazie a un articolo dell’Hollywood Reporter su Batman v Superman: Dawn of Justice [id., Zack Snyder, 2016], un reboot del franchise di Batman dopo i film di Nolan. Legacyquel descrive lo stesso fenomeno ma «con una maggiore enfasi sull’idea di rinnovo generazionale, riguardante sia i personaggi del franchise che gli spettatori»12.

hollywood reporter requelIl termine “requel” è divenuto popolare nel 2016 grazie a un articolo dell’Hollywood Reporter.

A differenza di reboot come Batman Begins o The Amazing Spider-Man, che cancellano completamente il passato del franchise, i requel di Star Wars, Terminator e Rocky lavorano più esplicitamente sull’effetto-nostalgia. Come questi film, Scream 5 richiama il franchise per lanciare una nuova serie di film che parlino a generazioni multiple di spettatori. A differenza dell’Halloween del 2018, costretto ad azzerare buona parte del franchise per colpa di una serie di sequel impossibili da far convergere in un’unica storyline, Scream 5 arriva dopo quattro film realizzati dallo stesso gruppo creativo. Non dovendo ripartire daccapo, Scream 5 ha potuto sia riconnettere il pubblico del primo Scream con i personaggi più amati del franchise che introdurre un nuovo cast all’insegna dell’inclusività, legando differenti generazioni di fan con la garanzia della continuità del franchise. Operazione pienamente riuscita se si considera il successo commerciale di Scream 513 e la realizzazione, a poco più di 1 anno di distanza, di un sesto film, Scream 6 [id., 2023], che per la prima volta fa a meno della protagonista Sidney Prescott, mantenendo del vecchio cast solo Courteney Cox nel ruolo della reporter televisiva Weathers. È sufficiente soffemarsi sulle locandine dei due film per apprezzare l’avvenuto passaggio di consegne: se in Scream 5 il vecchio cast occupa una posizione centrale, nel sesto film a dominare sono le immagini delle giovani Jenna Ortega e Melissa Barrera, le protagoniste della nuova storyline del franchise.

scream posterA sinistra, la locandina di Scream 5; a destra, quella di Scream 6.

Mentre sul piano produttivo Scream 5 rispetta le regole principali del requel, la continuità col franchise non può che implicare, sul piano linguistico, la centralità del discorso meta-cinematografico, di cui si è in parte già fatto cenno. Già Scream 2 spostava l’attenzione dello spettatore verso i meccanismi specifici della costruzione di un franchise; nello stesso modo, Scream 5 commenta la sua dimensione di requel, come testimonia la scena di dialogo citata sopra, che prosegue con i personaggi del film che discutono proprio del significato di termini come “requel” e “legacyquel”:

– Le prime tre vittime sono correlate agli assassini del film originale
– Oddio, sta facendo un requel!
– Un che?
– O legacyquel, i fan non sono concordi sulla terminologia.
– Ti prego, parla come mangi.
– [Il requel] deve essere in linea con la storia, anche se non era previsto che la storia continuasse. Nuovi personaggi, sì, ma supportati e correlati ai vecchi personaggi. Non è una nuova stagione, ma nemmeno un sequel. Come il nuovo Halloween, Saw, Terminator, Jurassic Park, Ghostbusters, o addirittura Star Wars! Fanno sempre riferimento all’originale!
– Vorresti dire che sono coinvolta in una cazzo di serie?

Tuttavia, se il primo Scream si divertiva a giocare con le regole dei film horror, in particolare del sottogenere slasher, mettendole in ridicolo, la dimensione della nostalgia prende il sopravvento su quella della farsa in Scream 5. A differenza di un altro meta-requel uscito nel 2021, Matrix Resurrections [The Matrix Resurrections, Lana Wachowski, 2021], Scream 5 ripercorre pedissequamente i passaggi chiave del primo film, dall’incipit con la telefonata di Ghostface al finale, che si svolge nella stessa casa di Scream di Craven e Williamson, finendo col tradire lo spirito iconoclasta all’origine del franchise.

scream

Scream 5 chiama in causa esplicitamente il primo film del franchise, riproponendone, con minime variazioni, le scene chiave.

Così, a ben vedere, le principali differenze fra Scream 5 e il primo Scream sono perlopiù riconducibili alle convenzioni del requel hollywoodiano: ad esempio, la sopravvivenza di Tara all’inizio di Scream 5 è funzionale a rilanciare il franchise, visto che Ortega è una delle attrici più note della nuova storyline, come testimonia il recente successo della serie Netflix Mercoledì [Wednesday, creata da Alfred Gough, Miles Miller, 2022-in corso]14. Anche la morte di un elemento del cast storico non rappresenta più un elemento capace di sorprendere il pubblico, ma come testimonia la morte di Han Solo nel requel di Star Wars si tratta di una strategia industriale utile a esplicitare al pubblico la volontà del franchise di ripartire da zero.

Postilla: Scream e il declino della creatività15

– Bisogna create qualcosa di nuovo. Ma non troppo nuovo, altrimenti c’è una rivolta su Internet.

Abbiamo usato, all’inizio dell’articolo, la parola “tradimento” per descrivere Scream 5. Il film diretto da Bettinelli-Olpin e Gillett, infatti, non riscrive le regole del franchise di Scream, bensì le riusa, fra ironia e nostalgia, accontentando le aspettative delle fan community deluse dai sequel.

screamScream: un film che visse due volte.

Con Scream 5, un franchise apprezzato per la sua capacità di analizzare lucidamente gli automatismi del genere si ritrova improvvisamente a non avere più niente da criticare a parte se stesso. Il giudizio negativo che la coppia di serial killer di Scream 5 esprime sui sequel di Stab può essere esteso non solo a quei film che hanno sfruttato il successo commerciale del primo Scream, come So cosa hai fatto [I Know What You Did Last Summer, Jim Gillespie, 1997] e la serie di Scary Movie [2000-2013], ma anche e soprattutto ai sequel di Craven e Williamson. In questo senso, la ripetizione di alcuni passaggi narrativi di Scream nel quinto capitolo non fa altro che riaffermare la superiorità, o meglio l’originalità, del primo film del franchise, trasformandolo definitivamente in modello, struttura riadattabile all’infinito16. Ciò fa parte di una strategia produttiva più ampia, utilizzata dalla maggior parte dei requel post-2015, utile ad aprire nuove vie d’accesso nel franchise per un pubblico più giovane. Tuttavia, la mancanza di originalità di Scream 5 viene commentata, esplicitamente, dallo stesso film. Ad esempio, il fatto che gran parte della narrazione di Scream 5 sia il frutto della mente perversa di due fan tossici che vogliono fare un requel di Stab può essere letto come una critica degli autori verso la refrattarietà alla novità da parte delle fan community. Così Scream 5 finisce col parlarci del declino della creatività di Hollywood, individuando in noi spettatori, un po’ ipocritamente, i principali colpevoli.

NOTE

1. Cfr. D. Denta, E. Lo Coco, Il Brand come Autore. Autoreferenzialità e rievocazione nostalgica nell’ecosistema Netflix, dal Numero 2 de “Lo Specchio Scuro – Rivista online di cinema e altre arti audiovisive”, 31 dicembre 2022, https://specchioscuro.it/nostalgia-netflix/

2. W. Proctor, B. Kies, On toxic fan practices and the new culture wars, in “Joural of Audiance & Reception Studies”, Vol. 15, No. 1, Maggio 2018.

3. Per dirla con Proctor e Kies: «Come facciamo a sapere che i protagonisti di comportamenti tossici online facciano davvero parte di un fandom

4. W. Proctor, A New Hate? The War for Disney’s Star Wars, in W. Proctor, R. McCulloch, “Disney’s Star Wars: Forces of Promotion, Production and Reception”, Iowa: University of Iowa Press, 2019.

5. K. Thompson, Come è nato il prestige horror?, in “Lo Specchio Scuro – Rivista online di cinema e altre arti audiovisive”, 11 agosto 2022, https://specchioscuro.it/come-e-nato-il-prestige-horror/

6. H. de Corinth, L’horror gentrificato. Tendenze economiche e sociali dell’horror d’autore contemporaneo, in “Lo Specchio Scuro – Rivista online di cinema e altre arti audiovisive”, 2 agosto 2019, https://specchioscuro.it/gentrified-horror/

7. Cfr. A. Perren, Indie, Inc.: Miramax and the Transformation of Hollywood in the 1990s, University of Texas Press, 2012.

8. M. Jancovich, A Real Shocker’: Authenticity, genre and the struggle for distinction, in “Continuum. Journal of Media & Cultural Studies”, luglio 2010.

9. Il budget del film ammonta a soli 10 milioni di dollari.

10. C. Tryon, Reboot Cinema, in “Convergence: The International Journal of Research into New Media Technologies, Vol. 19, No. 5, 432-3.

11. K. Loock, Reboot, Requel, Legacyquel: Jurassic World and the Nostalgia Franchise, in D. Hebert, C. Verevis (a cura di), Film Reboots, Edinburgh University Press, 2020, p. 173.

12. Ibid., p. 174.

13. A fronte di un budget di 24 milioni di dollari, Scream 5 ha guadagnato a livello mondiale 140 milioni.

14. Siamo insomma molto lontani dall’iconoclastia del primo Scream, che uccideva la sua attrice di maggior richiamo (Drew Barrymore) dopo nemmeno 10 minuti (una citazione di Psyco [Psycho, Alfred Hithcock, 1960], che il pubblico di riferimento del film, composto per la maggior parte di teenager, probabilmente non conosceva).

15. Cfr. F. Ballero, L’estetica cinematografica del remake: Il declino della creatività, Aracne, 2007.

16. Su questo e altri temi (fra cui la «netflixianità di Scream 5» [M. Grifò]), si ascolti la puntata del podcast Il Salotto Monogatari: https://www.youtube.com/watch?v=DLVYwPCRDc0